La neutralità nelle relazioni internazionali
Una collettanea curata da Giuliano Luongo propone alcuni contributi dedicati al tema della neutralità in campo internazionale, tra cui quello di Gianfranco Tamburelli dell'Istituto di studi giuridici internazionali del Consiglio nazionale delle ricerche
“La neutralità dovrebbe essere una vera e propria testimonianza dell’anelito del diritto internazionale alla civiltà, libertà e sovranità. Ma nella prassi e nella storia è un istituto al quale pochissimi paesi hanno voluto e potuto accedere. In questo saggio sono sviscerate con chiarezza, competenza e onestà intellettuale tutti gli aspetti diretti e indiretti della neutralità e tuttavia l’approfondimento ne mette sempre più in risalto la portata universale teorica e la limitatezza e opacità pratiche”. Queste parole sono tratte dalla prefazione del generale Fabio Mini a "Neutralità e neutralità armata" (Avatar Editions), un volume rivolto agli studiosi delle relazioni internazionali.
Dal punto di vista giuridico, la neutralità è la condizione di estraneità a un conflitto armato che coinvolge come belligeranti organizzazioni statuali. Nel corso del tempo e nell’epoca successiva al secondo conflitto mondiale ha subito significative trasformazioni in corrispondenza alle modifiche strutturali che hanno coinvolto l’ordinamento internazionale; ergo, è la condizione giuridica di quegli Stati che hanno come obiettivo di rimanere estranei in una guerra "fra altri", di non schierarsi da una parte precisa fra i contendenti, andando così a marcare il peso giuridico della neutralità all’interno delle relazioni internazionali.
Giuliano Luongo, curatore del volume, oltre che autore dei principali saggi pubblicati al suo interno, individua il tragitto temporale per comprendere come la neutralità sia stata utilizzata da alcuni Paesi in determinati contesti internazionali. Esamina la Prima (1899) e la Seconda Convenzione dell’Aja (1907), che costituiscono la base giuridica del "diritto di neutralità". Si porta ad esempio la Svizzera, Paese neutrale che ha aderito all’Onu soltanto nel 2002; l’Austria e Malta invece hanno avuto il medesimo problema con l’Unione Europea. Secondo gli autori, la neutralità tipica del ‘900 non è più realizzabile: visto il mutato contesto internazionale, occorre sviluppare una nuova "neutralità armata" in grado di mantenere l’integrità collettiva in determinate regioni, cioè il mantenimento da parte di un Paese della capacità bellica per la preservazione o la difesa del proprio status, e la sua coesistenza con l’attività in organizzazioni internazionali di sicurezza collettiva territoriale.
Gianfranco Tamburelli, ricercatore dell’Istituto di studi giuridici internazionali del Consiglio nazionale delle ricerche, nel suo contributo evidenzia come molti Stati che portavano avanti una politica di "neutralità permanente" si siano indirizzati verso operazioni di "peacekeeping", schierandosi in modo non dichiarato in eventi circoscritti. Tiberio Graziani, esperto di geopolitica ed economia internazionale, presidente di Vision and Global Trends-International Institute for Global Analyses, analizza nel suo contributo la possibile applicazione della "neutralità" nell’attuale crisi russo-ucraina.
Scritto in collaborazione con Paolo Howard (European Asylum Support Office-Easo), il volume è arricchito da un’appendice a cura di Marika Balzano e di autori quali Paolo Bargiacchi, ordinario di Diritto internazionale presso l’Università Kore di Enna; Côme Carpentier de Gourdon, accademico, saggista, direttore di World Affairs, The Journal of International Issue; Emanuel Pietrobon, saggista e analista di politica internazionale.
Titolo: Neutralità e neutralità armata
Editore: Avatar Editions
Autore: Giuliano Luongo