Mondadori propone una nuova edizione di “Io, robot” di Isaac Asimov, con la traduzione di Vincenzo Latronico. Il libro è una raccolta di nove racconti, con alcuni personaggi che ritornano più volte, come Powell e Donovan, collaudatori sul campo della Us Robots and Mechanical Men Inc., il maggiore produttore di robot della Terra, e Susan Calvin, robo-psicologa che presta il suo supporto psicologico alle macchine in crisi esistenziale. I protagonisti di questa indimenticabile serie infatti, pur non appartenendo alla specie umana, ne riflettono i tic e gli aspetti più reconditi, quasi a innescare una serie di inquietanti interrogativi su dove finisca il meccanico e cominci il vivente.
Uno dei motivi principali del successo internazionale di “Io, robot” consiste nel fatto che per la prima volta vi vengono enunciate le “tre leggi” della robotica. Prima legge: un robot non può recare danno a un essere umano, né permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano patisca danno. Seconda legge: un robot deve sempre obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, a meno che questi ordini non contrastino con la prima legge. Terza legge: un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questo non contrasti con la prima o la seconda legge. Ma a contribuire al successo della raccolta di Asimov sono state anche le tante trasposizioni cinematografiche, come l'uomo bicentenario interpretato da Robin Williams.
L'antologia venne pubblicata per la prima volta nel 1950 e diede una nuova interpretazione dell'Intelligenza artificiale, attraverso storie ironiche, tenere, commoventi e divertenti che, mentre parlano di macchine, ci parlano di noi. Questi automi, in grado di provare emozioni quasi umane, tanto da mettere in discussione i loro creatori, ci inducono a chiederci cosa distingua l'uomo dalla macchina. Un interrogativo quanto mai attuale all'alba della quarta rivoluzione industriale.