La bambina ribelle e spettinata
In “Nata in via delle Cento stelle” (Mondadori) di Federico Taddia si legge che la prima passione di Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scientifica, era andare in bicicletta. Ma alla fine ha prevalso quel segno del destino contenuto nell’indirizzo di casa dove era nata a Firenze, il 12 giugno di cento anni fa
Nei dodici capitoli del libro “Nata in via delle Cento stelle” (Mondadori), il divulgatore, autore e conduttore radio-televisivo Federico Taddia racconta in modo ironico la variopinta vita di Margherita Hack. Fatta di gatti e biciclette, oltre che di scienza. Una donna che amava le stelle, che amava osservarle e studiarle, ma eran davvero loro il suo primo e maggiore amore? Taddia risponde in modo semiserio. "Per lei erano solo dei palloni di gas, da studiare e analizzare. La sua vera passione, durata tutta la vita, è stata la bicicletta. Prima ancora di saper andare sulle due ruote, Margherita si è innamorata di una tre ruote. Una sua vicina di casa, infatti, di qualche anno più̀ piccola, aveva un bellissimo triciclo: appena poteva, scavalcava il recinto, andava nel giardino accanto e si metteva a pedalare su quel mezzo strano e anche un po’ ridicolo. La sella era bassa, le ginocchia le arrivavano in bocca e lei doveva stare piegata in maniera buffa per reggere il manubrio”.
Una bambina e una ragazza vivace, come peraltro l’abbiamo conosciuta anche dai suoi interventi pubblici. Il libro ce la restituisce fedelmente, grazie anche al contributo di Marianna Balducci, che cura l’illustrazione della vita dell'astrofisica attraverso alcune vecchie fotografie. Taddia ce la racconta attraverso aneddoti apparentemente minori ma indicativi della forte personalità che Margherita Hack mostrò sin da subito, come quello legato a un monopattino di legno. “Glielo aveva regalato un’amica della madre, ed era in assoluto il suo passatempo prediletto. Una quasi bicicletta, non aveva né́ sella né pedali, invidiata da tutti i bambini della sua via. Soprattutto da Guerrando, un vicino di casa un po’ sovrappeso, che un giorno la supplicò di poter fare un giro. Peccato che il monopattino fosse già malandato: così, dopo pochi metri, si spezzò in due”.
Tra le altre curiosità, si legge nel libro che uno dei posti preferiti dell’allora ragazzina era un grande prato, chiamato Campo di Marte, da cui decollavano piccoli aerei a elica. E dove ebbe l’occasione di incontrare un pilota famoso dell’epoca, Vasco Magrini, capace di compiere acrobazie spericolate, attaccando al veicolo strisce colorate e scritte pubblicitarie. Anche così nasce nella futura scienziata la passione per il cielo. "Margherita lo seguiva con gli occhi, poi saltava dentro a un cerchio di ferro, imitava il rombo del motore e immaginava di decollare. Lo stesso cerchio che un attimo dopo avrebbe fatto rotolare spingendolo e tenendolo in equilibrio con un bastone in legno, galoppando per le vie del quartiere".
È divertente e significativo scoprire nelle esperienze giovanili i precursori della successiva, brillante carriera scientifica. C’è poi la Margherita antifascista, antirazzista, sempre schierata dalla parte dei più deboli, in difesa delle donne. E c’è la Margherita innovatrice e pioniera, prima direttrice donna di un osservatorio astronomico in Italia. Poche settimane fa Hack avrebbe compiuto cento anni. Era nata a Firenze, proprio in via delle Cento Stelle, il 12 giugno 1922.
Titolo: Nata in via delle Cento Stelle
Categoria: Narrativa
Autore/i: Federico Taddia
Editore: Mondadori
Pagine: 184
Prezzo: 15,00