Italia e Cina cooperano per la valorizzazione del patrimonio culturale cinese grazie al “Memorandum of Understanding”, che il Dipartimento di scienze umane e sociali, patrimonio culturale del Cnr ha siglato con l'Università di Xiamen (Cina) e il World Heritage Institute of Training and Research for the Asia and the Pacific Region under the auspices of Unesco (Whitrap-Shanghai).
L'accordo, attivo fino al 2023, prevede azioni incentrate sul ruolo che il patrimonio urbano e rurale può avere come forza motrice dello sviluppo sostenibile. Ma cosa hanno in comune gli scenari rurali e urbani del nostro Paese e quelli cinesi? “L'Italia ha una lunga tradizione di ricerca nel settore della conservazione dei beni culturali, ed è proprio questo enorme know how che interessa ai colleghi cinesi”, afferma Heleni Porfyriou, ricercatrice dell'Istituto per le scienze del patrimonio culturale (Ispc) del Cnr, coordinatrice italiana della partnership. “Su alcuni temi specifici legati alla conservazione urbana, poi, abbiamo trovato già in passato interessanti analogie: è il caso delle cosiddette 'città d'acqua', paragonabili ai borghi storici italiani. In Cina, alcune di queste stupende cittadine, vicine a grandi centri urbani, hanno attirato un turismo di massa; altre invece sono state abbandonate, esattamente come molti borghi italiani. Il nostro progetto (Hul-BriC 2014-2019) ha cercato di creare 'reti parallele' tra realtà simili, all'interno delle quali la popolazione possa riconoscersi e trovare una maggiore consapevolezza della propria identità culturale".
Altri progetti mirano a rafforzare, attraverso la formazione e la ricerca in situ, interventi conservativi innovativi volti sia al recupero architettonico-urbano del contesto storico tradizionale, sia al miglioramento della vita degli abitanti e della qualità ambientale, come auspicato dalla Un New Urban Agenda 2030. Un interessante lavoro sul campo ha riguardato, ad esempio, i tulou di Fujian, le antiche costruzioni di terra cruda utilizzate come abitazioni collettive dai popoli contadini della Cina meridionale. La ricerca per l'elaborazione di un Manuale del recupero, i primi lavori del quale sono stati presentati nel convegno dell'Icomos nel 2019 a Pinyao, è stata purtroppo fermata dallo scoppio della pandemia. Ma a livello metodologico i lavori sono proseguiti online e verranno ripresi appena possibile.
Fonte: Heleni Porfyriou, Istituto di scienze per il patrimonio culturale, tel. 06/90672202 , email heleni.porfyriou@cnr.it -
Per saperne di più: - https://www.mdpi.com/2571-9408/2/3/149/htm