Vita Cnr

Clima e Kyoto, le curiosità dei 'conigli'

Il ruggito del coniglio
di Franco Vivona

Tra le tante domande giunte ai ricercatori del Cnr dagli ascoltatori del 'Ruggito', la trasmissione radiofonica della mattina di Rai Due, questa volta abbiamo risposto a due quesiti che riguardano i cambiamenti climatici, lasciando la parola a un fisico-giornalista

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Il primo tra i quesiti posti all'Almanacco della Scienza dagli ascoltatori del 'Ruggito del coniglio', la trasmissione di Radio 2 che va in onda dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00, è di Roberto da Pradamano (Ud) riguarda gli allarmi sul riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacciai, il sollevamento degli oceani e la possibilità che rientrino nel mutamento ciclico naturale della terra.

È senz'altro vero che nella storia del nostro pianeta, si alternano periodi di grande freddo a ere di forte caldo e siccità, ma ciò che preoccupa gli scienziati, in questi ultimi anni, è l'evidente accelerazione dei cosiddetti 'fenomeni estremi' in tutto il mondo. Ed è giusto evidenziare questi scenari, affinché i politici e i tecnici possano assumere decisioni per contenere e attenuare quanto più possibile le previsioni, basate su ben 26 indicatori nel campo dei cambiamenti climatici a livello globale e continentale.

È certamente vero, quindi, che il pianeta ha presentato fenomeni ricorrenti a lunga, lunghissima cadenza, così come è vero che tra circa cinque miliardi di anni la nostra fonte di energia, il sole, avrà concluso il suo lungo periodo di vita. Però è anche drammaticamente vero che il contributo degli uomini al deciso peggioramento delle condizioni di salute e di vivibilità della e sulla terra sia tangibile e da arrestare in tempi brevi.

Igino chiede invece cos'è il protocollo di Kyoto, cosa preveda e quali risultati ha portato.

Come è stato già riportato sull'Almanacco della Scienza (n.18 del 21 novembre 2012), il Protocollo di Kyoto è stato un importante e fondamentale accordo internazionale, stipulato nel 1997 sotto l'egida delle Nazioni Unite, che prevede l'applicazione del principio di precauzione allo scopo di ridurre le cause dei cambiamenti climatici e ridurre al minimo gli aspetti negativi per la salute del pianeta e dei suoi abitanti.

Nell'applicazione si sono evidenziate però divergenti linee politiche, di intervento o di non-intervento. Il gruppo di paesi che "ha fatto meglio" nel contenimento delle emissioni e nell'utilizzo delle energie rinnovabili, è stato quello europeo.

Nelle varie riunioni di aggiornamento e di verifica del protocollo si sono fatti passi avanti e passi indietro, rimandando spesso decisioni importanti, o riducendole spesso a semplici e improduttive raccomandazioni. Anche la recente riunione di Doha non ha evidenziato progressi importanti e significativi, ma ha fissato la scadenza del 2015 per verificare i traguardi delineati per l'anno 2020: 20% di riduzioni di emissioni di Co2 e di gas serra in atmosfera e utilizzo del 20% di fonti rinnovabili per il fabbisogno energetico.

Il 2015 è vicino, bisogna dunque lavorare seriamente, perché tre anni passano in fretta, e la attuale crisi economica e finanziaria globale non permette spese ingenti nel campo dello sviluppo sostenibile ed ecocompatibile.