"La relazione di causalità è più precisa nelle ricerche longitudinali, in cui gli effetti sulla salute di un certo alimento o pattern alimentare si verificano nel tempo, anche in decenni, e nei cosiddetti 'studi controllati randomizzati', in cui l'associazione tra alimento e malattia è analizzata cercando di eliminare le interferenze esterne", prosegue il ricercatore dell'Isa-Cnr. "L'effetto causale di un cibo poggia su basi solide qualora siano disponibili evidenze scientifiche, da sperimentazioni di laboratorio e/o cliniche, che documentino i presupposti biologici, fisiologici e funzionali dell'associazione ", precisa Barba. "Altrettanto utile è evidenziare la relazione tra la quantità consumata e le presunte conseguenze patologiche. Il consumo di sale e insorgenza dell'ictus è in tal senso esemplare: più studi concordano sul fatto che quanto più sale si consuma tanto più aumenta il rischio".
Insomma, per affermare che un alimento fa bene o male è necessario un lavoro approfondito. Diversa è invece la procedura se c'è un sospetto di nocività. "In questo caso, vale il principio di cautela e la diffusione dell'alimento potenzialmente tossico viene sospesa finché non ne venga dimostrata l'assoluta salubrità", conclude il ricercatore del Cnr.
Rita Bugliosi
Fonte: Gianvincenzo Barba, Istituto di scienza dell'alimentazione, Avellino, tel. 0825/299353, e-mail: gbarba@isa.cnr.it