Focus: In che senso?

Il rumore si misura con lo smartphone

Smartphone
di Carlo Andrea Rozzi

Carlo Andrea Rozzi, ricercatore dell’Istituto di nanoscienze del Cnr, illustra un  progetto finalizzato a  valutare l'impatto dell'inquinamento acustico nelle aree residenziali attraverso una rete distribuita di dispositivi gestiti da cittadini

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È possibile ottenere una mappatura affidabile del rumore intrusivo che raggiunge le nostre abitazioni senza bisogno di un tecnico e di costose strumentazioni? I cittadini sono davvero coscienti della loro effettiva esposizione al rumore? Le norme vigenti in tema di inquinamento acustico ambientale sono adeguate rispetto alle sensazioni di disturbo percepite? Per rispondere a queste domande abbiamo realizzato un'iniziativa di “citizen science”, chiedendo ai cittadini di misurare i livelli sonori all'interno delle proprie abitazioni e di riferire contestualmente le loro sensazioni. Questa modalità di ricerca partecipata è divenuta fattibile soprattutto in tempi recenti, grazie alla diffusione capillare degli smartphone, strumenti spesso dotati di vari sensori e sempre interconnessi.

Nel novembre del 2020, grazie all'app open source OpeNoise, a un'interfaccia web appositamente sviluppata e a un accurato lavoro di comunicazione e formazione dei partecipanti siamo stati in grado di raccogliere 1.258 misure sul territorio nazionale in modo completamente anonimo. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Plos One e sono liberamente accessibili. I partecipanti hanno inviato letture dei livelli di rumore registrati di fronte a una finestra aperta assieme a una valutazione soggettiva del disturbo e ad alcune informazioni aggiuntive. Hanno poi effettuato una lettura a finestre chiuse nel momento più “silenzioso”, utile per la calibrazione e l’analisi svolta con metodi statistici dagli scienziati a campagna finita. Il 93% delle risposte sono risultate attendibili, nonostante l'eterogeneità dei dispositivi utilizzati.

suono

I dati raccolti consentono di identificare i modelli di smartphone più adatti a questo tipo di indagine e di correlare direttamente le misure del livello di rumore con il comfort percepito. Ne emerge un panorama in cui le situazioni di grande disagio non sono molto diffuse: la media delle valutazioni per i contesti più rumorosi - che tipicamente si manifestano al di sopra della soglia di 46 decibel A -  è pari a 2.8 in una scala da 1 a 5, in cui 5 indica il maggiore comfort. I dati hanno permesso anche di effettuare una classificazione delle sorgenti di rumore più disturbanti (soprattutto industriali e stradali), di collegarle al contesto urbano e di constatare che i limiti stabiliti dalle normative rappresentano una soglia rispettata nell'82% delle rilevazioni diurne.

Emerge chiaramente l'utilità di campagne simili guidate dai cittadini, in grado di fornire, a basso costo e in tempi rapidi, fotografie attendibili del rumore intrusivo in ampie regioni del territorio. Iniziative come questa, oltre a costituire una preziosa base di dati per gli scienziati, presentano anche altri importanti benefici per la società. Ad esempio, avvicinano i giovani alle discipline scientifiche e tecnologiche, coinvolgendoli in progetti non esclusivamente didattici. Inoltre, rappresentano un'opportunità di inclusione per tutti i cittadini, senza distinzioni di sorta, diffondendo la consapevolezza che chiunque può contribuire attivamente, sulla base di dati oggettivi anziché di interessi di parte, al processo decisionale riguardo a importanti questioni socio-ambientali quale il benessere acustico.

Fonte: Carlo Andrea Rozzi, Istituto nanoscienze, carloandrea.rozzi@nano.cnr.it