Non si vive senza memoria
Sarà girato in questi giorni in Sicilia “Paolo vive”, docufilm dedicato al giudice Borsellino con cui Debora Scalzo debutta alla regia. A trent’anni dalla strage di Via D’Amelio, parliamo con la scrittrice e sceneggiatrice siciliana dell’eredità morale che il giudice ha lasciato. Ma anche del legame con la sua terra e dell’impegno per la legalità
Debora Scalzo, scrittrice e sceneggiatrice siciliana, è autrice di libri e sceneggiati dedicati alle forze dell'ordine e vincitrice di diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Apoxiomeno 2021 per la letteratura, agli International Police Award (Festival internazionale del poliziesco). Lo scorso maggio è uscito “Cuore marchiato shortmovie”, un cortometraggio che tratta la violenza psicologica all'interno di una storia extraconiugale, in concorso ai David di Donatello 2023 e appena insignito del Premio Globus "per la valorizzazione del territorio siciliano" al Festival Internazionale di Cinema Breve - Via dei Corti 2022. Tra i suoi libri, “Io Resto Così”, Premio Eccellenza del Cuore 2016, e “Fuoco Freddo”, editi entrambi da Kimerik. Ora debutta nella regia con un progetto dedicato a Paolo Borsellino, il docufilm "Paolo Vive", prodotto in collaborazione con Sicilia, Palermo e Catania Film Commission. Il giudice sarà interpretato dall'attore Bruno Torrisi.
Come è nato il progetto "Paolo Vive", quando e dove lo potremo vedere?
È un progetto che custodivo nel cassetto sin da studentessa alle superiori, quando portai come tesina la storia di Paolo Borsellino. Un grande uomo, stimato come padre, figlio, marito, fratello e magistrato. Devoto al lavoro, alla famiglia e ai giovani. E da donna siciliana con valori e ideali di giustizia, questa per me è una storia da raccontare e donare ai ragazzi. Quest’uomo ha lottato per noi, sacrificandosi per donarci un mondo migliore. Il docufilm sarà presentato in versione “teaser” presso alcuni festival di cinema internazionali, dopodiché il nostro obiettivo sono le piattaforme streaming e le emittenti televisive nazionali e internazionali. Ma stiamo anche valutando un'uscita in sala.
Qual è stata l’accoglienza dei famigliari di Borsellino?
Il riscontro è stato positivo e ringrazio la famiglia per aver sposato il progetto da subito. Quando incontrai Manfredi a Mondello, per parlargli del docufilm e della mia tesina dedicata al padre, il suo sorriso mi ha riempito di gioia. Ha gli stessi occhi del padre e la stessa voglia di lottare per la nostra terra, che il giudice definiva “bellissima e disgraziata”. Lo scorso dicembre ho assistito ad un incontro che Fiammetta ha tenuto al Teatro degli Arcimboldi a Milano. Un incontro emozionante, forte, dove ha raccontato la sua vita e quella del padre davanti a 2.500 studenti. Ha spiegato quanto sia importante studiare, capire e conoscere, tre parole d'ordine che servono per avviare un processo di cambiamento sociale. Credo che sia importantissimo insegnare l'educazione alla legalità ai giovani, l'importanza di dire “no” a favori, droghe, soldi facili e raccomandazioni: dovrebbe essere materia obbligatoria. Un modo semplice ma potente per combattere la mafiosità.
Che eredità lascia Borsellino?
Il coraggio di camminare a testa alta e l'orgoglio di essere siciliani grazie a uomini come lui. Un valore immenso. Un’eredità viva, perché lui non se ne è mai andato. Fra i molti insegnamenti professionali, invece, il metodo seguito per istruire il primo maxiprocesso contro Cosa Nostra, celebrato a Palermo a partire dal 10 febbraio 1986. Un salto di qualità nel modo di impostare indagini e giudizio. Ha lasciato ai giovani la sua grande dedizione, il saper dire di no e lottare per ciò in cui si crede. Ma soprattutto, ci ha insegnato che anche il nemico più difficile può essere sconfitto.
L’atteggiamento dei giovani nei confronti delle mafie, in Sicilia, sta cambiando. Una conquista culturale e della scuola?
Certamente. I giovani non hanno paura, soprattutto i giovani siciliani. Una tra le fasi più memorabili del giudice è: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Per questo occorre raccontare sin da piccoli la verità, la storia di uomini e donne a cui il coraggio è sempre appartenuto. E, mi creda, i grandi dovrebbero imparare dai giovani.
Anche i suoi libri sono un omaggio alle vittime in servizio della Polizia di Stato. Da cosa nasce questo suo interesse per le forze dell’ordine?
Sono legata a tutto ciò che è legalità. Ma l'amore profondo per le forze dell'ordine, in particolar modo per la Polizia di Stato, nasce da due persone cui ho voluto infinitamente bene. Una è mio nonno Lorenzo, siciliano, che faceva parte delle scorte per vari magistrati antimafia negli anni più cruenti. Ricordo vari aneddoti raccontati da mia nonna Maria, sua moglie, donna favolosa, che seppur malata di Alzheimer, quando vedeva passare una volante della Polizia ricordava sempre suo marito. Mi mancano entrambi. Due persone rare, pure e genuine. E poi un grande poliziotto di nome Giuseppe Iacovone, vittima in servizio. Devoto alla sua divisa sino alla fine, mi ha voluto molto bene. Quelle “luci blu” fanno parte della mia vita.
Milanese di adozione, è molto legata alle sue origini siciliane. Una sorta di “mal di Sicilia”?
Sì. La mia terra è come il nostro giudice Borsellino, insostituibile. Ci torno spesso per lavoro e per nostalgia. E quando mi manca, ascolto una bellissima canzone di un'altra siciliana, Levante: “Lo stretto necessario”. C'è una parte che mi emoziona sempre: “Nasce tra il cemento, un fiore pieno di rabbia. Una parentesi di rarità. Dolce come zàgara, la via del ritorno di chi parte e resta sempre qua. Perché ho dovuto perderti per ritrovare il bello di te? Ma proverò a difendere lo stretto necessario che c'è”.
Lei è molto attiva nella promozione della donna, delle pari opportunità e contro ogni violenza e discriminazione di genere. La cronaca mostra purtroppo casi di femminicidio frequenti. Perché non riusciamo a liberarci da questa piaga?
Perché non ci sono leggi che tutelino la donna al 100%. Finché le leggi non cambieranno, i casi di femminicidio aumenteranno. Neppure i figli delle donne uccise lo sono. Ho collaborato con molte associazioni contro la violenza sulle donne e con case rifugio che ospitano le vittime e i loro bimbi, non dimentico i loro occhi.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Quest'anno usciranno due nuovi romanzi, uno come co-autrice scritto con l'influencer Sara Piccione, dove tratteremo tematiche giovanili. Mentre il secondo, tutto mio, verterà sulla prostituzione. Sarà il mio sesto romanzo, credo il più forte di tutti, con due protagonisti che spero entrino nel cuore delle persone, con la loro fragilità e il loro coraggio. Ovviamente dopo “Paolo Vive”, nuovi set mi attendono e nuove distribuzioni cinematografiche mi porteranno a lavorare anche all'estero.