Focus: Modi di dire

10.000? Basta anche meno

Uomo che cammina
di Rita Bugliosi

Alcuni studi scientifici smentiscono la convinzione secondo cui è questo il numero di passi quotidiani da effettuare per ottenere benefici per la salute. Ne bastano infatti anche meno - 5.550-6.000 al giorno - come conferma Roberto Volpe, medico ricercatore dell’Unità prevenzione e protezione del Consiglio nazionale delle ricerche

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Tra i tanti modi di dire diffusi ce ne sono anche alcuni in qualche modo collegati al benessere fisico. È il caso di “fare il passo più lungo della gamba” che, come è evidente, fa riferimento a compiti da portare a termine superiori alle nostre possibilità, ma che possiamo anche ricondurre al campo del benessere e collegarle al noto suggerimento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui per mantenersi  in salute è necessario fare 10.000 passi al giorno un'indicazione ora messa in discussione.

Questa raccomandazione ha origine dalla diffusione del primo contapassi, lanciato negli anni ’60 in Giappone con una campagna di marketing dall’azienda Yamasa Tokei, che immise sul mercato “Manpo-Kei”, e letteralmente “contatore dei 10.000 passi”. Alla diffusione di questo dispositivo seguirono gli studi condotti dall’Oms, del tutto autonomi dal prodotto nipponico, che portarono a confermare la quota come quella adatta per mantenersi in forma.

Molte ricerche successive sembrano però smentire questa raccomandazione, sostituita da indicazioni che suggeriscono come sufficiente un numero inferiore - 5.550-6.000 passi quotidiani - per riuscire a conservarsi in salute, pur confermando l’importanza del movimento. “Un’attività fisica regolare e costante - dai 30 ai 60 minuti, anche frazionati nell’arco della giornata per 3-5 volte alla settimana - è utile soprattutto per la prevenzione e la terapia dei principali fattori di rischio cardiovascolare quali il diabete, l’iperlipidemia, l’ipertensione arteriosa, l’obesità. Ma anche per l’osteoporosi, le patologie ansioso-depressive, per i disturbi della memoria e contro alcune forme di tumori, come quelli del colon e della mammella”, commenta Roberto Volpe, medico dell’Unità prevenzione e protezione del Cnr.

È senza dubbio utile camminare, dunque, senza però raggiungere necessariamente i 10.000 passi quotidiani, come evidenzia l’esperto del Cnr: “Anche la semplice camminata a passo svelto, tipico esempio di un’attività di tipo aerobico alla portata di tutti, allenando l’organismo a estrarre l’ossigeno dal sangue, e quindi aiutando gli organi a lavorare meglio, risulta associata a un minor rischio di malattie cardiovascolari (Mcv) tra gli adulti e gli anziani. Questo risultato si ottiene però anche al di sotto della nota soglia”.

Donna che cammina

A supportare questa affermazione sono, come accennato, alcune ricerche scientifiche. "In un recente studio statunitense pubblicato su ‘Circulation’, meta-analisi di 8 studi per un totale di oltre 20.000 soggetti (52% donne), di età pari o superiore a 60 anni, seguiti per 6 anni durante i quali si sono verificati 1.523 eventi cardiovascolari (infarti e ictus), è emerso che coloro che facevano sui 5.500 passi al giorno avevano un rischio di Mcv inferiore del 38% rispetto a coloro che ne facevano solo circa 2.000”, aggiunge Volpe. “In quelli che, invece, ne facevano sui 9.000, il rischio cardiovascolare era minore del 49%, mostrando una relazione dose-risposta. Quindi, aumentare la quota di passi giornalieri, può senz’altro apportare ulteriori benefici”.

A evidenziare come per stare bene e prevenire numerose patologie basti un numero inferiore di passi è anche uno studio pubblicato su “Jama” nel 2021 effettuato su 2.110 adulti in un arco di circa 11 anni. “Dall’analisi condotta è emerso che chi camminava di meno ha sviluppato un rischio di mortalità tra il 50% e il 70% superiore a chi invece compiva almeno 6.000-8.000 passi al giorno”, precisa il ricercatore del Cnr.

L’aspetto positivo di questa ricerca è che, indicando un numero inferiore di passi, rende l’obiettivo meno irraggiungibile per chi è sedentario e vuole iniziare a muoversi. Ed è comunque importante che nel corso degli anni l’importanza dello svolgimento dell’attività fisica sia stato recepito da gran parte della popolazione. “I recenti dati Istat riferiti al 2021, mostrano che ben il 66% degli italiani ha praticato un’attività fisico-sportiva nel tempo libero (era il 59% nel 2000). Certo, c’è ancora un 34% che non pratica alcuna attività”, conclude Volpe. “Ed è proprio su questa quota che bisogna concentrarsi, per spronarli a essere più attivi, facendo comprendere che se è auspicabile, un impegno fisico-sportivo più importante, anche il solo camminare per almeno 5.500-6.000 passi al giorno apporta benefici concreti”.

Fonte: Roberto Volpe, Unità prevenzione e protezione, e-mail: roberto.volpe@cnr.it

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