Saggi

I desideri non sono sempre sogni

di Marco Ferrazzoli

Crowdwish, un'app di Bill Griffin, chiede alle persone di indicare i loro principali desideri e si attiva per realizzarli, di qualunque cosa si tratti: dall'abito esaurito alla pace in Siria. “The wish” è il libro che elenca le 99 cose più richieste si trovano soprattutto sofferenza esistenziale, scarsa autostima e volontà. La società che più desidera sembra essere anche la più depressa

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La gradevolezza di “The wish” è legata alla semplicità dell'idea di Bill Griffin della quale il libro è una sorta di spin off: Crowdwish, un'app che permette alle persone di indicare le tre cose più desiderate. Ogni giorno Crowdwish raccoglie questi desideri e soprattutto si attiva per realizzare quelli più richiesti, di qualunque cosa si tratti: dall'abito andato esaurito ai grandi magazzini alla pace in Siria. “Con CrowdWish ho voluto lanciare un progetto dove ogni giorno si potesse contribuire a un piccolo cambiamento positivo, siano desideri pratici alla portata di tutti, siano più creativi e originali”, spiega Griffin. L'indirizzo email cui scrivere è help@crowdwish.com e si può esprimere le proprie ambizioni una volta sola.

Il desiderio piazzatosi per primo in cima alla lista di CrowdWish fu “Vorrei saper fare belle fotografie” e Griffin lo concretizzò organizzando un incontro fra il richiedente, uno studente dell'artistico, e un fotografo professionista. Quando una persona chiese che Amazon pagasse l'imposta sulle imprese Griffin scrisse a Jeff Bezos, senza peraltro ricevere risposta. Il creatore di questo originalissimo social ha fatto davvero di tutto per mettere in pratica il suo impegno: a persone che desideravano parlare meglio in pubblico ha organizzato corsi di public speaking; per una bambina che aveva bisogno di un trapianto di midollo osseo ha spedito manifesti a duecento scuole cercando un donatore; per ricordare “le persone che hanno perso la vita sul volo AirAsia 8501” nel 2015, ne ha scritto i nomi in una bottiglia affidata al Tamigi. Per chi chiedeva interventi sui tassi fiscali, Griffin è andato davanti al Parlamento travestito da tasso. Ha lasciato sulla porta dell'ambasciata nigeriana 180 post-it con i nomi delle studentesse rapite da Boko Haram. Ha stampato t-shirt per ammalati di encefalo mielite. E “decine di altre cose”, scrive, scusandosi di apparire “un po' immodesto”.

Alcune iniziative sono encomiabili e commoventi, altre divertenti ed efficaci, alcune simboliche o velleitarie, altre ancora patetiche o ridicole. Tutte sono comunque visibili on line su www.crowdwish.com, mentre l'archivio è sul blog crowdwish.com/archive: il sito avverte che “Crowdwish was a project for social good which ran for 1400 days” tra il 2014 e il 2017 e che “the format is currently in development for television in Los Angeles”. In effetti, l'idea si presta a uno show tv e il passaggio alla versione televisiva si annuncia divertente.

Nel libro “The wish”, sottotitolato “i desideri che ti cambiano la vita” e tradotto da DeAgostini, si elencano i novantanove desideri più richiesti in assoluto e come sono stati realizzati. Della lista colpisce soprattutto come vi si mescolino ovvietà e cose marginali, sin dai primi tre posti: “Vorrei essere milionario, Vorrei che mi passassero i postumi della sbornia, Vorrei passare un fine settimana piccante”. Poi troviamo soprattutto espressioni di sofferenza esistenziale, essenzialmente dovuta a scarsa autostima e volontà, quella di chi vorrebbe “sapermi accettare per quello che sono”, “non essere tanto depresso”, “alzarmi dal letto pieno di carica”, “non dubitare tanto di me stesso”, “avere meno ansia sociale”, “superare la mia paura di essere tagliato fuori”, “non arrendermi tanto facilmente”, “non essere tanto dipendente dal cellulare”, “smettere di fumare” o, molto semplicemente. “essere felice” (che però compare solo al 61esimo posto!).

Cospicua la presenza dei “Vorrei” legati ai libri: “aprire una libreria”, “leggere due libri al mese”, “che i genitori dedicassero più tempo a leggere per i loro figli”, ma anche “riuscire a finire il mio romanzo” e “che il mio romanzo venisse pubblicato”. Prevedibile l'ampia presenza di istanze ecologiche e ambientaliste: “Vorrei che nella mia città ci fossero meno automobili, più spazi verdi”, “che in campagna non ci fosse spazzatura abbandonata”, “che il mondo non fosse tanto caotico”, “scoprire una fonte di energia pulita al cento per cento”, ma anche un controcorrente “Vorrei che la gente non fosse tanto noiosa con questa storia dell'alimentazione sana”.

Minoritari invece gli auspici velleitari, tipo “viaggiare nel tempo” o “fare la modella”, ma anche, meno comprensibilmente, quelli sulla salute, legati comunque al desiderio di essere compresi e accettati più che alla guarigione: “Vorrei fare qualcosa per la mia emicrania”, “Vorrei che la gente capisse che cosa vuol dire avere una malattia invisibile” e “che tutti capissero i disturbi ossessivo-compulsivi”. Il che conferma l'idea paradossale che la società che più desidera sia anche la più depressa.

Ma sul desiderio di essere felici o realizzare i propri sogni si segnalano almeno un altro paio di iniziative che meritano una citazione. Intanto “Prove di felicità”, scritto da Eliana Liotta in collaborazione con il San Raffaele (La nave di Teseo), dove compaiono soprattutto suggerimenti all'insegna del cosiddetto self-help, cioè cose normali che potrebbero aiutarci nella ricerca della serenità e del benessere: stare al sole, fare respiri profondi, fare movimento, mangiare insieme, ascoltare musica, sorridere, piangere per consolarsi, abbracciarsi, ringraziare, dormire bene e fare del bene. Certo, sorge il dubbio che chi sta male soffra proprio per l'impossibilità o incapacità di fare cose simili e il rischio è che queste indicazioni apparentemente semplificatorie aggravino, nel depresso, il processo di auto colpevolizzazione.

Infine, Helen Russel nel suo “Atlante della felicità” (Sperling&Kupfer) ha raccolto le diverse declinazioni di questa parola e di questo concetto nel mondo: da friluftsliv, lo stare all'aria aperta prediletto dai norvegesi, alla saudade, la tipica nostalgia dei brasiliani. Il World Happiness Report dello scorso anno, peraltro, conferma in cima alla classifica scandinavi e nordeuropei, le aree che curiosamente presentano anche i maggiori tassi di suicidi… Noi italiani siamo in posizione intermedia, 48esimi, e forse è meglio così.

 

titolo: The wish
categoria: Saggi
autore/i: Griffin Bill 
editore: DeaPlanetalibri
pagine: 222
prezzo: € 14.90