Narrativa

L'infelice Nina, badante e professoressa

di Marco Ferrazzoli

Il rapporto tra “La lettrice di Cechov”, il marito malato, la figlia e un professore italiano sono complessi, contraddittori come la sua vita di solitudine, faccende domestiche e passione per gli studi. Il libro affronta così temi esistenziali e contemporanei come i movimenti migratori e i meccanismi accademici, ma senza scendere mai nel sociologismo di maniera, tenendo alto, quasi impalpabile, il piano narrativo

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Nina è una donna ucraina che arriva in Italia per accudire una signora anziana: una badante, una delle tantissime che arrivano in particolare dall'Est europeo, ciascuna con la propria storia. La protagonista de “La lettrice di Cechov” ha lasciato un marito malato: un'occorrenza frequentissima tra le donne che dall'ex Urss e dai Paesi dell'ex Patto di Varsavia vengono a lavorare in Italia, sia per alcune abitudini di vita maschili poco sane, sia perché spesso sono proprio i costi delle cure a spingerle all'espatrio. Il marito di Nina però non è particolarmente amato, tra i coniugi si è instaurato un rapporto di compagnia, di complicità più che di affetto, teso soprattutto ad assicurare il migliore dei futuri possibili alla figlia Katja, a cui i genitori sperano di assicurare l'auspicata laurea (in medicina) e un matrimonio felice. Per evitare di spoilerare il romanzo, ci limitiamo a dire che solo una delle due condizioni si verificherà. Proprio il rapporto con la figlia sarà però condizionato dalla scelta di vivere in Italia, sia pure per bisogno: le due donne si allontaneranno fino al riavvicinamento finale, speculare a quello tra un professore di Lingua e Letteratura russa, Giulio De Felice, e suo figlio.

Il rapporto tra Nina e il professore non è meno ambiguo, complesso, contraddittorio di quelli che la donna intrattiene con marito e figlia. Pur essendo giunta in Italia per una vita di solitudine e lavori domestici, infatti, nella donna si risveglia la passione per gli studi umanistici e per Cechov in particolare, che la spingono a frequentare l'istituto di slavistica dell'Università, dove De Felice le offre un contratto di docenza a termine. Non è però una svolta definitiva poiché l'uomo, che pure la apprezza e probabilmente prova per Nina qualcosa di più della semplice ammirazione, e che dopo una dolorosa separazione è solo quanto lei, si rivela incapace di sottrarsi ai meccanismi non sempre limpidi delle carriere accademiche e del mondo universitario.

In sostanza, il libro prende di petto temi cechoviani ed esistenziali come pochi altri - dai sistemi burocratici e professionali corrotti all'infelicità e incompiutezza quali destino del genere umano – e altri più contemporanei come i movimenti migratori, ma senza scendere mai nel sociologismo di maniera, tenendo alto, quasi impalpabile il piano narrativo. Tutte le relazioni raccontate nel libro sono in gran parte inespresse, inanellate da occasioni tristemente mancate, da scelte mai del tutto soddisfacenti: Nina alla fine torna nel proprio paese, ma dopo anni di vuoto e silenzio le giunge un improvviso invito di De Felice a partecipare a un convegno su Cechov. Non è una rimpatriata, non è un ritorno, è l'inizio dell'ennesimo groviglio di azioni e sentimenti che Giulia Corsalini costruisce con grande abilità e raffinatezza, nelle quali viene da sospettare un pizzico di autobiografismo. L'autrice è infatti recanatese, e la storia si svolge a Macerata, è docente e autrice di saggi di critica letteraria su Leopardi, e quindi conosce o almeno lambisce il mondo che racconta. “La lettrice di Cechov” è il suo primo romanzo, speriamo non l'ultimo.

 

titolo: La lettrice di Cechov
categoria: Narrativa
autore/i: Corsalini Giulia 
editore: Nottetempo
pagine: 208
prezzo: € 14.00