Focus: Centenario Cnr

Cosa non è (più) il digitale

Digitale
di Emilio Fortunato Campana e Cristian Mezzetti

A illustrare le trasformazioni di questa tecnologia, divenuta estremamente pervasiva e trasformatasi in un linguaggio diffuso a cui tutti devono adattarsi, sono Emilio Fortunato Campana, direttore del Dipartimento di ingegneria, Ict e tecnologie per l’energia e i trasporti e Cristian Mezzetti, dirigente dell’Ufficio agenda digitale e processi del  Cnr

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Il "digitale" è sulla bocca di tutti ed è citato in tutti i programmi. Essendo così pervasivo, è difficile attribuirgli un significato preciso. E' uno di quei temi che, a seconda dell'interlocutore e del contesto, assume ampiezze e sfumature diverse. Pertanto è utile inquadrare meglio il concetto partendo da cosa non è (più).

Prima di tutto, non è più semplicemente tecnologia, un tema per esperti, un campo specialistico. L'approccio tecnico ha avuto i suoi benefici, ha permesso l'incubazione di una serie di strumenti incredibili. E ancora li sviluppa alla frontiera, con novità come l'AI, il quantum, la realtà aumentata e virtuale. Il digitale non è più (e non deve essere) un linguaggio di pochi, rigido e divisorio, bensì un elemento che semplifica, raccorda e velocizza.

Non è più per "artigiani". La crescente complessità di infrastrutture e servizi, unita alla scarsità di competenze per gestirle, richiede di orientare le strategie verso strumenti e modelli organizzativi. Il lavoro e l'organizzazione cambieranno significativamente, seguendo cicli sempre più brevi, obbligando a una valutazione delle scelte sul medio-lungo periodo, concentrando le energie laddove sono maggiori la creatività e il valore.

Il digitale infine, non è più "paziente". È passato il tempo in cui la digitalizzazione era relegata a settori distanti dal contatto diretto con le persone: ora investe la quotidianità. Non accetta di essere ignorata, obbliga a fare i conti con cambiamenti in continua accelerazione. Per non essere travolti, è opportuno imparare a seguire la corrente, navigare, far fronte a nuovi ritmi e non affogare.

Strumenti digitali

Le organizzazioni che non sapranno adattarsi, si troveranno sempre più distanti da una società ricca di servizi digitali di alta qualità offerti dal mercato, con conseguenti minore attrattività e accumulo di ulteriore ritardo. Il digitale tende alla velocità del pensiero, disdegna freni e ostacoli, cercando di raggiungere la subitaneità dell'azione. Accogliere e anticipare questa tendenza permetterà a utenti/cittadini di usufruire di servizi, in grado di semplificare la complessità della vita quotidiana e privilegiare produttività e creatività.

La sfida principale consiste nel non lasciare che questa corsa forsennata ignori i valori di inclusività e universalità. Il digital divide è sempre più marcato, non per la mancanza di un cavo di accesso a Internet ma per la difficoltà a tenere il passo sul fronte delle competenze. Chi lavora sui servizi digitali ha la responsabilità di mettersi nei panni degli utenti, soprattutto quelli più distanti dalla tecnologia che un giorno, volenti o nolenti, li investirà. 

In un certo senso, parafrasando le parole di Arthur C. Clarke secondo cui "ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia", sarà cruciale portare un po' di magia nella realtà quotidiana di tutti, lavorando non solo sulla velocità ma anche su coesione e condivisione.

Fonte: Emilio Fortunato Campana, Dipartimento di ingegneria, Ict e tecnologie per l’energia e i trasporti, e-mail: emiliofortunato.campana@cnr.it;  Cristian Mezzetti,  Ufficio agenda digitale e processi, e-mail: cristian.mezzetti@cnr.it

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