Focus: Festival

La Terra parla. Attraverso le rocce

Rocce
di R. B.

Questi elementi sono fondamentali per comprendere la storia e l’evoluzione futura del nostro Pianeta. Per conoscerli meglio, il pubblico del Festival della Scienza ha a disposizione un laboratorio cui partecipano anche tre Istituti del Cnr: di geoscienze e georisorse, di geologia ambientale e geoingegneria e per la sintesi organica e la fotoreattività. I curatori illustrano l’evento, mentre Sabrina Presto e Massimo Viviani dell’Istituto di chimica della materia condensata e di tecnologie per l'energia parlano della conferenza “Le scienziate, la ricerca e l’ambiente. La soluzione alla crisi climatica non ha genere”   

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Non solo gli esseri umani hanno un linguaggio. Anche la Terra riesce a raccontarci la sua complessa storia e ad anticiparci quanto avverrà in futuro. Per scoprirlo bisogna osservare gli elementi che la compongono, a partire dalle rocce e dai loro componenti, fino ai processi geologici e morfogenetici da cui dipendono il fascino delle montagne, ma anche i rischi provocati ad esempio da terremoti e alluvioni. A questo tema è dedicato, all’interno del Festival della Scienza, il laboratorio “Leggere rocce e minerali”, che si svolge presso Piazza delle Feste, nell’area del Porto Antico di Genova e alla cui realizzazione hanno partecipato anche gli Istituti di geoscienze e georisorse (Igg), di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) e per la sintesi organica e la fotoreattività (Isof) del Consiglio nazionale delle ricerche. 

Il laboratorio dell’Igag-Cnr realizzato in collaborazione con il Museo del Fiume del Comune di Nazzano (Roma) - è illustrato da Ilaria Mazzini: “Imparare a leggere le rocce è fondamentale per i geologi e si basa su osservazioni attente e dirette, fatte con strumenti sia semplici che complessi, da una lente d’ingrandimento a un microscopio a scansione elettronica, che consentono di individuarne gli elementi costitutivi, dai più comuni come il calcio e il carbonio a quelli più rari come il piombo e lo zolfo, o addirittura rarissimi come l’afnio e lo zirconio. Saper leggere quanto le rocce raccontano rivela la biografia delle catene montuose, la storia di vasti oceani prosciugati, i segreti delle viscere di un vulcano”.

Per far avvicinare il pubblico all’esame delle rocce il laboratorio propone diverse attività. “Verranno portati set di campioni geologici di vario tipo (rocce, sabbie, minerali, elementi nativi), sezioni sottili e vetrini micropaleontologici, stampe 3D di microfossili, lenti di ingrandimento e un microscopio collegato a uno schermo. I partecipanti utilizzeranno diversi strumenti per scoprire le storie di cinque elementi: carbonio, calcio, silice, zolfo e ferro”, spiega la ricercatrice. “Molte informazioni basilari per leggere una roccia si ricavano semplicemente guardando un campione delle dimensioni di un pugno con una lente a mano, come fa un geologo in campagna. Per approfondire il linguaggio delle rocce si utilizza il microscopio, che sarà a disposizione del pubblico, e immagini provenienti da strumenti di analisi più complessi. Si scopre così la lunga autobiografia del nostro Pianeta”.

Immagine della conferenza “Le scienziate, la ricerca e l’ambiente. La soluzione alla crisi climatica non ha genere”

Con l’attività proposta dal Cnr-Isof, Armida Torreggiani, una delle organizzatrici assieme al collega Alberto Zanelli: “Il pubblico potrà cimentarsi nel riconoscimento di alcuni campioni di rocce magmatiche, sedimentarie e metamorfiche  mediante  analisi guidate delle caratteristiche geologiche dei vari campioni (mappe concettuali) e attraverso semplici esperimenti, per esaminare e verificarne le proprietà usando un piccolo  kit geologico comprendente lente di ingrandimento, chiodo, piastrella e acido cloridrico. I tre tipi di rocce sono collegate tra loro, in quanto tutte subiscono una lentissima, ma costante trasformazione, un continuo rimodellamento della superficie terrestre”.

All’interno del laboratorio la geodiversità, ossia l’insieme delle forme, dei materiali e dei processi che costituiscono la componente geologica, geochimica e geomorfologica del nostro Pianeta, è illustrata da una mostra che fa capire come questa abbia origine nei fenomeni che avvengono all’interno della Terra, nella crosta e nel mantello, e che portano alle moltitudini di forme, colori, strutture cristalline interazioni fra forze interne ed esterne, fra geosfera e biosfera delle rocce e dei minerali. “La geodiversità è alla base della ricchezza dei paesaggi naturali e modula la biodiversità di organismi viventi, ecosistemi e ambienti, controllandoli e modificandoli, ed essendo a sua volta profondamente influenzata dai processi biologici”, spiega Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto che ha organizzato con  il collega Andrea Dini la mostra. “Per comprendere meglio questi processi, il 31 ottobre, si terrà la conferenza “Le forme della Terra”, su alcune strutture geomorfologiche visibili alla superficie, create da processi di instabilità e auto-organizzazione tipici dei sistemi complessi. I meandri dei fiumi, le dune di sabbia, i canali di erosione sui pendii spogli, i suoli poligonali delle regioni polari, il profilo a salti dei torrenti non sono forme casuali e spesso possono essere descritte matematicamente attraverso modelli concettuali che traducono il linguaggio della Terra in formule quantitative. È importante riflettere sul legame fra geodiversità e biodiversità, nell’ambito di quell’unico grande sistema organico che è il nostro Pianeta”.

E lo è riflettere su un grave problema che affligge il nostro Pianeta: il cambiamento climatico. Argomento al quale è dedicata nel Festival la conferenza “Le scienziate, la ricerca e l’ambiente. La soluzione alla crisi climatica non ha genere”, che si svolge il 24 ottobre alle 17.00 presso il dipartimento di Architettura e Design dell’Università degli studi di Genova, alla quale prendono parte anche Sabrina Presto e Massimo Viviani dell’Istituto di chimica della materia condensata e di tecnologie per l'energia del Cnr. Gli interventi sottolineeranno quanto la crisi climatica sia collegata a problemi mondiali come fame, povertà, guerre, e allo sfruttamento incontrollato delle risorse. Il flusso di scoperte scientifiche e invenzioni tecnologiche però non si arresta mai, e con esso la capacità degli esseri umani di fronteggiare gli ostacoli e affrontare sempre nuove sfide. “Ma per combattere una crisi come quella climatica”, conclude Viviani, “occorre aumentare la consapevolezza della complessità dei problemi, diffondere la conoscenza scientifica e tecnologica e stimolare un approccio razionale alla valutazione delle proposte e delle politiche degli Stati”.

Fonte: Antonello Provenzale, Istituto di geoscienze e georisorse, e-mail: direttore@igg.cnr.it, Andrea Dini, Istituto di geoscienze e georisorse, e-mail: andrea.dini@igg.cnr.it; Ilaria Mazzini, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria, e-mail: ilaria.mazzini@igag.cnr.it; Armida Torreggiani, Istituto per la sintesi organica e la foto reattività, e-mail: armida.torreggiani@isof.cnr.it; Sabrina Presto, Istituto di chimica della materia condensata e di tecnologie per l'energia, e-mail: sabrina.presto@ge.icmate.cnr.it; Massimo Viviani Istituto di chimica della materia condensata e di tecnologie per l'energia, e-mail: massimo.viviani@ge.icmate.cnr.it

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