Faccia a faccia: Meno

Il "piccolo borgo" non è un'Italia minore

Osvaldo Bevilacqua
di Francesca Gorini

Osvaldo Bevilacqua vanta il record di conduttore ininterrotto della stessa trasmissione televisiva di più lunga durata al mondo. Con “Sereno variabile” ha percorso oltre 13 milioni di chilometri, raccontando l’Italia più e meno nota. Oggi, superata la soglia degli 80 anni, è pronto a ripartire per un altro viaggio, “L'Italia di Osvaldo”, portando il pubblico alla scoperta delle eccellenze del nostro Paese. Anche con l'aiuto dei social media

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Intere generazioni sono cresciute in compagnia del volto sorridente di Osvaldo Bevilacqua: per ben due volte è entrato nel Guinness World Records come conduttore della trasmissione televisiva di più lunga durata di tutti i tempi condotta ininterrottamente dallo stesso giornalista. Il suo “Sereno variabile” infatti è andato avanti per 42 anni, durante i quali ha percorso oltre 13 milioni di chilometri raccontando l’Italia in lungo e in largo, dalle sue località più conosciute agli angoli più sperduti. Un patrimonio di bellezza, storia e tradizioni che ha descritto anche in quattro libri pubblicati per la Rai, il cui filo conduttore è la divulgazione paesaggistico-ambientale unita alla curiosità e alla capacità di raccontare storie.

Superata la soglia degli 80 anni, Bevilacqua è pronto a ripartire per un altro viaggio, l’Italia di Osvaldo, con il quale ancora una volta condurrà il pubblico alla (ri)scoperta del nostro Paese, a partire dai borghi più belli, di cui è ambasciatore dal 2021. E con il quale intende svelare una varietà di eccellenze italiane, dal food alla cultura, dalla scienza a tante storie di innovatori e innovatrici. Il progetto ha preso il via tramite Facebook e Instagram, e sarà affiancato da un magazine cartaceo.

Dopo più di 40 anni in televisione, il suo racconto prosegue sui social: quale modalità le si addice di più? 
Potrà sembrare curioso, ma tutti e due. La televisione è il mondo da cui sono partito quando, già negli anni ’80, mi occupavo di "artigianato del futuro” per il Tg1, diretto da Clemente Mimun. Tuttavia, il tema dei nuovi linguaggi mi ha sempre interessato e ho avuto modo di approfondirlo anche come docente di giornalismo e comunicazione all’Università di Urbino e alla Luiss. Qui, grazie allo stimolo di tanti giovani allievi, mi sono avvicinato al mondo dei social ben prima che acquisissero l'attuale rilevanza, cercando di capire cosa stava succedendo, cosa sarebbe cambiato. Dalla teoria alla pratica, il passaggio è stato breve, ma fin da subito ho posto alcune regole: no alla superficialità, no alla fretta. Lavoriamo per portare cultura dove regna la velocità: questo può significare video o post un po’ più lunghi, ma che facciano emergere la profondità di un contenuto. È una strategia che dà risultati, come verifico quotidianamente dalle reazioni di chi ci segue.

Come è nato il progetto e a chi si rivolge? 
L’Italia di Osvaldo si rivolge a tutti: un telegiornale di belle notizie che condurrà il pubblico dalla tradizione all’innovazione. Parleremo di eccellenze e “made in Italy”, declinandoli però non solo sulle bellezze del territorio o sull’enogastronomia: la novità sarà mettere al centro le storie delle persone. Racconteremo storie di successo, imprese condotte singolarmente o in team, nel mondo privato e pubblico, valorizzando i tanti italiani eccellenti che con il proprio lavoro rafforzano l’immagine del nostro Paese nel mondo. E potremo contare sulla collaborazione di partner come Rai Play, Rai Italia il magazine “La freccia”, “Viaggi del gusto” e l’Associazione dei borghi più belli d’Italia.

Ci saranno altri compagni di viaggio? 
Certamente, i tanti soggetti del nostro Paese coinvolti nella promozione del territorio con i quali interagisco da anni: imprese, albergatori, agenzie, Comuni, Regioni. A questi si affiancheranno scienziati, medici, esperti di tecnologia, che ci condurranno nel mondo dell’innovazione. Ma la grande novità del progetto è la rete dei wombat, i miei nuovi giovani corrispondenti che - proprio come questi singolari animaletti australiani, che passano il tempo scavando alla ricerca di cibo - setacceranno il Paese per trovare notizie e storie da raccontare. Infine, i miei compagni più numerosi saranno i tanti italiani viaggiatori, e non turisti: persone curiose, consapevoli di cosa significa scoprire un luogo, un po’ come nel passato, con il “grand tour” in Italia. 

Osvaldo Bevilacqua

Osvaldo Bevilacqua

Come è cambiata l’Italia?
C'è sempre l’Italia della gente, delle persone, dal gruppetto di anziani seduti su una panchina ai giovani che giocano a pallone: quello che definisce il “paesaggio umano”. Cambiano però i trend della comunicazione: oggi, ad esempio, sono molto in voga i podcast, che possono rappresentare una modalità efficace di raccontare ambienti e paesaggi. Al centro ci sono sempre le storie personali, storie di vita uniche, che diventano importanti nel momento in cui se ne coglie l’essenza. 

In questa Italia che ruolo ha la ricerca scientifica? 
Parlando di eccellenze non potevo non dare voce ai tanti team di studiosi che con il loro lavoro e le loro conoscenze contribuiscono a migliorare la qualità della vita della società sotto molti aspetti. Per questo abbiamo avviato un dialogo. con le principali istituzioni di ricerca nazionali. Il Consiglio nazionale delle ricerche, è un’istituzione che mi ha sempre appassionato e con cui ho collaborato molto anche in passato, l’unica in Italia a coprire un insieme di ambiti così vasto e multidisciplinare. Credo nella scienza e soprattutto negli scienziati: sono loro i veri angeli custodi del nostro avvenire, e raccontare il loro lavoro è parte della nostra vita e del nostro futuro.    

Quanto è importante valorizzare il patrimonio dei borghi, il "piccolo è bello"? 
I borghi più piccoli, quelli che talvolta vengono impropriamente definiti “Italia minore”, hanno attratto da sempre la mia attenzione, anche i tanti che non sono parte del circuito dei borghi più belli d’Italia, per i quali è necessario un iter particolare. Oggi il Pnrr sta mettendo a disposizione molte risorse che sarà importante cogliere anche nell’ottica di favorire il “turismo di ritorno”, cioè la capacità di accogliere - con la messa a disposizione di servizi, rete Internet e infrastrutture adeguate - i milioni di italiani emigrati all’estero e interessati a tornare in Italia, magari per viverci. Si tratta di un’opportunità unica per contrastare lo spopolamento di questi luoghi e  per dare loro una nuova vita. 

Quando non lavora, che fa Osvaldo Bevilacqua?
Beh, confesso che non riesco a scindere il viaggio di lavoro da quello di piacere. La telecamera mi accompagna sempre, anche in vacanza, è il mio punto debole: se vedo qualcosa che vale la pena condividere, perché non farlo? Cerco, però, di divertirmi con i miei due figli più giovani, Giorgio e Gabriele, di 14 e 13 anni: spesso li faccio stancare, ma spero di trasmettere loro la mia curiosità e il mio spirito di osservazione, due elementi che dovrebbero contraddistinguere ogni viaggiatore. Sono le “spigolature” che permettono di entrare in connessione profonda con un luogo. 

Un luogo dell’Italia che deve ancora visitare?
Uno? Sono tantissimi! Per visitare a fondo l’Italia ci vorrebbero sette vite. Sono infiniti i borghi del nostro territorio e tutti hanno delle cose meravigliose da raccontarci.