Per i bambini non suona la campana
I genitori iperprotettivi danneggiano i figli, il loro atteggiamento non favorisce la loro crescita. Bisogna invece avere fiducia nei piccoli, come sosteneva la pedagogista Maria Montessori. E addirittura farli cooperare al governo, come prevede il progetto “La città dei bambini”, ideato da Francesco Tonucci dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr
Molti genitori, nel tentativo di evitare ai propri figli pericoli e dispiaceri, specie quando sono piccoli, tendono a proteggerli in maniera eccessiva. Ma far vivere i bambini sotto una "campana di vetro" impedisce loro di sperimentare pienamente l’esistenza, con effetti negativi sulla crescita che ostacolano il percorso verso l’indipendenza. Bisogna invece credere nei piccoli, come ha intuito Maria Montessori, il cui metodo pedagogico si basa sul dare loro fiducia e la libertà di esprimersi in pieno e di manifestare ciò che sono.
Fiducia nei più piccoli ha indubbiamente Francesco Tonucci, ricercatore associato dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (Istc) del Cnr, che nel 1991 a Fano (PU) ha dato vita al progetto “La città dei bambini”. L’iniziativa prevede una partecipazione alla vita della città con la loro presenza fisica. “Nelle nostre aree urbane è quasi impossibile incontrare una bambina o un bambino di meno di 10 anni che si muova da solo e che giochi con i suoi amici nello spazio pubblico cittadino. Uscire di casa senza adulti per incontrare gli amici, esplorare l’ambiente, vivere l’avventura e l’esperienza fondamentale del gioco, in spazi a esso adeguati, è invece un’esigenza primaria per i bambini. Il gioco va considerato l’esperienza più importante di tutta la vita”, spiega Tonucci. “Giocando si pongono le fondamenta sulle quali si potranno costruire poi tutte le conoscenze, le abilità e le relazioni. Il diritto al gioco è definito chiaramente dall’articolo 31 della ‘Convenzione dei diritti dell’infanzia’. I bambini hanno quindi diritto al tempo libero e al gioco, ma il loro tempo sarà libero se non avranno compiti scolastici da fare a casa, attività che occupano tutti i pomeriggi e la possibilità di uscire di casa senza un controllo diretto degli adulti, per vivere con sufficiente libertà l’esperienza piena del gioco, che richiede autonomia, possibilità di incontrare ostacoli e rischi”.
Secondo il progetto, la città che vuole essere dei bambini deve rinunciare agli spazi di gioco destinati a loro e permettere ai più piccoli, come a tutti i cittadini, di utilizzare lo spazio pubblico. “Si deve partire dall’idea che il verbo giocare non si può coniugare con i verbi ‘accompagnare’, ‘vigilare’, ‘programmare’, ma solo con il verbo ‘lasciare’. Una città sarà giocabile se lascerà che i bambini giochino, non occupandosi del dove e del come, e se permetterà loro di farsi male”, continua il ricercatore del Cnr-Istc.
Un’iniziativa ambiziosa e apparentemente impossibile, che propone inoltre la partecipazione dei bambini, attraverso le loro idee, proposte e proteste al governo e alla vita della città, rispondendo a un preciso ed esplicito invito del sindaco. “Questo avviene attraverso il Consiglio delle bambine e dei bambini. Abbiamo cercato di liberare l’esperienza infantile da ogni imitazione delle esperienze adulte: i bimbi di 8-11 anni, scelti per sorteggio fra tutti quelli della città, rimangono in carica due anni e si incontrano di solito ogni 15 giorni; sono maschi e femmine in numero uguale e partecipano anche bambini stranieri, di minoranze etniche, portatori di handicap”, conclude Tonucci. “Il ruolo del Consiglio è offrire agli amministratori un punto di vista diverso. Dare ai bambini la possibilità di esprimere il loro parere è riconosciuto come loro diritto dall’articolo 12 della Convenzione e quindi deve essere permesso e previsto: non solo nella città, ma anche nelle scuole, negli ospedali, negli orfanatrofi, nei musei. In tutti i luoghi dove i bambini vivono e specialmente dove vivono esperienze difficili”.
Il progetto ha avuto tanto successo da ottenere l’adesione di più di 200 città in 15 Paesi europei e dell’America Latina.
Fonte: Francesco Tonucci, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, e-mail: francesco.tonucci@istc.cnr.it