L’apatite oltre che un geomateriale è anche un biomateriale. La ritroviamo infatti, come idrossiapatite, in tutti i vertebrati, quale principale componente inorganico di ossa e denti. “Proprio per la sua composizione chimica e per la sua struttura, insieme alla sua eccezionale biocompatibilità, l'apatite biologica ha costituito il punto di partenza per la progettazione e realizzazione di una vasta classe di biomateriali apprezzati nelle scienze biomediche, come cementi per la ricostruzione di difetti ossei in implantologia orale, chirurgia orale e maxillofacciale e ortopedica, come nano-carrier nella medicina personalizzata, come materiali luminescenti per l’imaging ottico, fino a ricercate paste dentifricie”, prosegue Capitelli.
Ma l’apatite biologica si trova anche sotto forma di inclusioni, o microcalcificazioni, in numerosi tessuti biologici quali cartilagine, seno, cervello, prostata e nelle ossa stesse, diventando anche un marcatore diagnostico di diverse patologie tumorali. Capitelli studia anche questi aspetti in collaborazione con il collega Dritan Siliqi, che afferma: “È importante indagare la composizione e la struttura cristallina di queste inclusioni tramite strumenti quantitativi e non distruttivi, come quelli dei nostri laboratori, dove i dati raccolti vengono trasformati in immagini di microscopia quantitativa attraverso la combinazione di diversi approcci, classificando in questo modo le microcalcificazioni in termini di contenuto chimico e strutturale. Questi studi hanno un impatto nel benessere di milioni di pazienti afflitti da patologie più o meno gravi”.
Fonte: Francesco Capitelli, Istituto di cristallografia, e-mail: francesco.capitelli@ic.cnr.it