L'altra ricerca

Tsunami nel Mediterraneo? Meglio esser pronti

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di Emanuele Guerrini

Cosa succederebbe se un'onda di maremoto colpisse le coste della Sicilia orientale e le coste meridionali dell'Isola di Creta? Un team di ricercatori delle università di Bologna e di Salonicco ha predisposto un modello per simularne le conseguenze

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Anche se sono meno frequenti, gli tsunami costituiscono circa il 10% dei maremoti nel mondo e rappresentano un possibile rischio per le zone costiere del Mediterraneo a causa della loro alta densità abitativa, pari a circa 130 milioni di persone.

I risultati dello studio 'Simulation of tsunami generation, propagation and coastal inundation in the Eastern Mediterranean’ descrivono il possibile andamento di uno tsunami nel Mediterraneo, riproducendo l'inondazione di zone costiere in Italia meridionale e nell'Isola di Creta. La ricerca, pubblicata su 'Ocean Science’, rivista open access della 'European Geosciences Union’ (Egu), ha portato allo sviluppo di un modello digitale che tiene conto della profondità del fondo marino e delle caratteristiche topografiche del litorale, ed è in grado di simulare il movimento e il possibile impatto delle onde di tsunami nel Mediterraneo.

"Volevamo capire in che modo le aree costiere potrebbero essere colpite in caso di tsunami in una regione che è la più attiva nel Mediterraneo in termini di sismicità e movimenti tettonici, e ha anche subito in passato numerosi eventi di questo tipo", spiega il ricercatore dell’Università di Bologna Achilleas Samaras, tra gli autori dello studio. "Grazie a questo modello abbiamo la possibilità di simulare onde di tsunami nate sia da sismi in mare sia da terremoti sulla terra ferma. Il modello mostra poi in che modo queste grandi onde si propagano ed evolvono man mano che si avvicinano alla costa e cosa succede quando alla fine arrivano a riva”.

Il lavoro può essere quindi utile per la difesa del territorio. "Queste simulazioni possono essere utilizzate per aiutare le autorità pubbliche e i responsabili politici nella creazione di un database dei possibili scenari di tsunami nel Mediterraneo, identificando le regioni costiere più a rischio e pianificando di conseguenza le possibili azioni di difesa”, conclude Renata Archetti del Dipartimento di ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali (Dicam) dell'Alma Mater.

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