Migranti di stagione
Lo scorso anno circa 150 mila migranti sono sbarcati sulle coste italiane, ma è nella bella stagione che gli arrivi sono più numerosi, complici le migliori condizioni meteo e del mare. Punti di approdo preferiti, le coste delle regioni meridionali, più vicine all'Africa. Ne parliamo con Pietro Demurtas dell'Irpps-Cnr
L'inizio della stagione estiva porta con sé l'intensificarsi degli sbarchi di migranti, che, in fuga da conflitti e persecuzioni, affrontano i pericoli derivanti dalla traversata del Mediterraneo alla ricerca di opportunità di vita migliori. Molti di loro rimangono vittime del mare, in un viaggio della speranza che si conclude spesso in tragedia, come testimoniano le cronache.
Un'emergenza che vede l'Italia protagonista per la sua posizione geografica. “Dai dati di ricerca si evince come i migranti che sbarcano sulle coste italiane durante i 12 mesi dell'anno abbiano un andamento stagionale: a partire dal mese di aprile il numero degli arrivi inizia ad aumentare, per raggiungere i valori massimi proprio nel periodo compreso tra giugno e settembre”, spiega Pietro Demurtas dell'Istituto di ricerca sulle popolazioni e le politiche sociali (Irpps) del Cnr.
Le aree più coinvolte sono ovviamente quelle meridionali. “La Sicilia è la regione in cui si registra il maggior numero di arrivi via mare (il 71% nel 2014, il 68% nel 2015 e l'80% al 21 aprile del 2016), seguita a debita distanza dalla Calabria (rispettivamente 13%, 19% e 10%) e dalla Puglia (10%, 7% e 3%)”, continua il ricercatore. “Nel corso dell'anno, con il migliorare delle condizioni climatiche, si produce generalmente una diversificazione delle rotte: se quindi, durante l'inverno, la grande maggioranza degli sbarchi avviene sulle coste siciliane, da giugno a settembre si assiste a un aumento degli arrivi di migranti nelle altre regioni, in particolar modo sulle coste calabresi”.
Si nota inoltre una regolarità di tipo stagionale per le migranti donne, che da aprile, e ancor più nei mesi estivi, si mettono in viaggio per raggiungere l'Italia; non vi è la medesima tendenza per i minori, siano essi accompagnati o non. “La quota di donne sbarcate nel 2015 è risultata superiore all'anno precedente, 14% contro poco meno dell'11%; invece la percentuale di minori è diminuita, dal 15,4% del 2014 al 10,7% del 2015, soprattutto per effetto della contrazione della presenza di quelli accompagnati dal 7,7% al 2,7%. Al contrario, nel 2015 i minori non accompagnati sono aumentati (dal 7,7% all'8%), mentre i dati dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unchr), aggiornati al 26 maggio 2016, fanno riferimento a un 14% sul totale degli arrivi dall'inizio dell'anno”, precisa Demurtas.
L'Italia nel 2014 è stata interessata dal più alto numero di sbarchi, ovvero il 78% sul totale nel panorama mediterraneo, mentre nel 2015 c'è stato un ridimensionamento. “Nonostante i 153.842 arrivi registrati, il 9,6% in meno rispetto all'anno precedente, la quota dei migranti sbarcati sulle coste italiane è scesa a meno del 17% rispetto al totale registrato in quello stesso anno in tutto il bacino mediterraneo, mentre l'esplosione della traiettoria Orientale si è concretizzata negli 856.723 arrivi della Grecia”, conclude lo studioso dell'Irpps-Cnr. “A seguito del Trattato tra Ue e Turchia e della progressiva chiusura delle frontiere nei Balcani, la geografia dei flussi misti che attraversano il Mediterraneo si è fatta più incerta, facendo sorgere ulteriori preoccupazioni in merito alla situazione che potrebbe profilarsi, nei mesi a venire, per l'Italia”.
Fonte: Pietro Demurtas, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, tel. 06/492724299 , email pietro.demurtas@irpps.cnr.it -