L'altra ricerca

'Plastic Busters' al lavoro

inquinamento
di Rosanna Dassisti

La barca degli 'acchiappa-plastica' dell'Università di Siena anche quest'anno è partita per monitorare e quantificare la presenza di rifiuti nelle acque del Mediterraneo e valutarne gli effetti sui pesci e su altri organismi marini

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È partita anche quest’anno 'Mediterranea’, la barca-laboratorio dell’Università di Siena. Sta navigando nelle acque pugliesi per quantificare la presenza e gli effetti nocivi di microplastiche e plastiche. A bordo, i ricercatori 'Plastic Busters’ stanno facendo campionamenti di acque per raccogliere dati scientifici.

“L'obiettivo è valutare gli effetti della contaminazione sui pesci e su altri organismi marini, le conseguenze per l'equilibrio ecologico e le possibili ripercussioni sulle specie commestibili e, quindi, sull'uomo", ha spiegato Maria Cristina Fossi, del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell'ambiente dell'Università senese, coordinatore del progetto.

Quasi l’80% dei rifiuti dispersi nel Mar Mediterraneo è composto da plastiche che, oltre che a rappresentare un pericolo per la fauna marina, possono contaminare anche la catena alimentare. Nello stomaco di una tartaruga sono stati trovati ben 143 frammenti.

Il progetto, cui aderiscono 30 enti di ricerca e istituzioni internazionali, fa parte di 'Med Solutions’, la rete di ricerca per la sostenibilità nel Mediterraneo patrocinata dall'Onu. I dati raccolti potranno dare il via a un piano di azione multidisciplinare di mitigazione e di sensibilizzazione, condiviso dai paesi che si affacciano sul bacino. La navigazione dei ricercatori proseguirà fino ad Otranto, grazie alla collaborazione con la spedizione culturale e scientifica 'Progetto Mediterranea’.