Focus: Guerra

Mosca vs Kiev, tensione dalle radici antiche

Kiev
di Alessandro Frandi

Divisa tra Russia ed Europa, l’Ucraina aveva percorso da anni una difficile strada in direzione dell'Ue. Che però ha risposto in modo non adeguato a evitare una crisi i cui prodromi erano ben chiari. Gianfranco Tamburelli dell’Istituto di studi giuridici internazionali del Cnr interviene sulla questione che ora tiene tutti col fiato sospeso

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Cartina dell'Ucraina

L’Ucraina per la Federazione Russa non è solo una terra di confine, rappresenta il nucleo originario e la prima organizzazione politico-amministrativa che con i secoli avrebbe portato alla creazione della Russia imperiale. Mosca deve molto alla vichinga Rus’ di Kiev (860 d.C) e al suo re Oleg di Kiev (o di Nóvgorod). Nel settembre del 2014 la crisi ucraina è poi esplosa e si è rinfocolata con l’ipotesi di un ingresso del paese nella Nato. Sono molte, insomma, le ragioni che rendono così complicato affrontare oggi una crisi che si estende a Nato, Stati Uniti e tutta Europa.

“Considerando solo le radici più prossime delle tensioni e del conflitto odierni, che rimandano a una secolare, complessa storia di relazioni tra i due paesi, è anzitutto da ricordare che l’Ucraina ha conseguito la sua indipendenza solo nel 1991”, è il parere di Gianfranco Tamburelli dell’Istituto di studi giuridici internazionali (Isgi) del Cnr. “Le successive battaglie per l’affermazione di una democrazia di ispirazione occidentale hanno dato vita nel 2004 alla cosiddetta ‘Rivoluzione arancione’. Nel 2008, i rappresentanti di Ue e Ucraina adottarono una dichiarazione congiunta che riconosceva il Paese come europeo, per storia e valori. Ma Kiev, come mostrò la ‘Rivoluzione della dignità’ del 2014, è rimasta in una situazione difficile, in bilico tra Est e Ovest e con una forte impronta presidenziale. Le regioni di Donetsk e Lugansk hanno autoproclamato la loro indipendenza nei mesi successivi alle proteste filo-europee di Maidan del 2013-2014”.

L'Ucraina ha sviluppato nel tempo una complessa strategia per orientare il suo sistema verso l'Unione europea, acuendo le frizioni con la Federazione russa. “Nel 2014 è stato firmato l’Accordo di associazione con l’Ue, avvicinando le leggi ucraine alle normative comunitarie”, spiega il ricercatore del Cnr-Isgi. “Le riforme - in parte avviate, in parte realizzate - riguardano vari settori: governance, giustizia, consumatori, energia, trasporti, ambiente, industria, welfare, istruzione, cultura. Inoltre, nel 2018, il Consiglio nazionale di sicurezza e difesa ha sospeso l’applicazione del Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato con la Federazione russa, poi la Verkhovna Rada (il Parlamento) ha approvato la legge che ne prevedeva la cessazione dal 1° aprile 2019, data la violazione da parte russa del Trattato e la mancata volontà della Federazione di compensare i danni causati. Un deciso passo verso la rottura con il passato coloniale e l’avvicinamento all'Europa. Nel 2018 venne anche adottata la legge marziale nelle località di Vinnytsia, Luhansk, Mykolaiv, Odessa, Sumy, Kharkiv, Chernihiv, Donetsk, Zaporizhzhia, Kherson e nelle acque interne di Azov-Kerch, vietando temporaneamente l'ingresso ai cittadini maschi russi over 60, così come l'ingresso in Crimea era stato vietato agli stranieri”.

Alla luce di questi antecedenti, sarebbe stato forse possibile prevedere l’attuale escalation militare, “già nel 2015 quest’opinione era largamente diffusa e identificava l’inverno quale periodo più favorevole alla potenza militare di Mosca. Forse l’emergenza della Covid-19 ha da una parte allontanato di un paio d’anni il precipitare della situazione, dall’altra contribuito a una maggiore interdipendenza delle economie europee, che ha alimentato il riaccendersi delle ambizioni della Federazione”, chiarisce Tamburelli. "A mio avviso in questi anni è mancata una decisa azione diplomatica, in primis dell’Ue, che avrebbe forse consentito di evitare il precipitare degli eventi. La dinamica che abbiamo osservato era prevedibile e anche la Russia aveva probabilmente previsto, con altri tempi e modi, opzioni e soluzioni alternative all'invasione”.

Fonte: Gianfranco Tamburelli, Istituto di studi giuridici internazionali, e-mail: gianfranco.tamburelli@cnr.it 

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