Focus: Ricercat@mente

Sul podio la sostenibilità ambientale

ambiente
di Federica Zabini

La conservazione della biodiversità e delle specie vegetali a rischio di estinzione attraverso tecnologie ex situ hanno fruttato a Sara Di Lonardo, assegnista di ricerca dell'Ibimet-Cnr, il premio per la macroarea 'Scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente'. Tra le applicazioni più innovative, quello nelle pratiche di bonifica ambientale

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Per il contributo dato allo studio di tecnologie per il risanamento e la conservazione della biodiversità, Sara Di Lonardo, classe 1984, ha ricevuto il premio 'Ricercat@mente’ per la macroarea 'Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente’. Fin dagli studi universitari in Biologia ambientale, passando per il dottorato di ricerca in Biosistematica ed ecologia vegetale, il fil rouge dell'attività dell'assegnista di ricerca presso l’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Firenze è stato lo sviluppo della tecnica di coltura in vitro di specie vegetali (micropropagazione), ovvero la coltura di piante su un substrato artificiale, fatto di agar e nutrienti, in condizioni controllate e asettiche.

La possibilità di conservare e riprodurre organi e tessuti in vitro a partire da cellule o germogli, foglie, semi o radici ha diverse applicazioni ed è un eccezionale strumento per lo studio delle caratteristiche ecofisiologiche delle piante: permette di analizzare in tempi rapidi e in spazi ridotti le reazioni fisiologiche ai cambiamenti di luce, nutrienti, ecc.

“I miei lavori riguardano l’applicazione della tecnica in vitro in vari ambiti: dalla spiegazione di alcuni meccanismi di risposta di diversi cloni di pioppo alla messa a punto di un protocollo per la propagazione del castagno”, spiega Di Lonardo. Il suo interesse si è presto focalizzato sulla conservazione di specie vegetali a rischio di estinzione.

“La micropropagazione è uno dei metodi utilizzati per la conservazione della biodiversità ex situ, ovvero attraverso il prelievo dal loro habitat naturale e la conservazione in luoghi dedicati (banche del germoplasma, collezioni, orti botanici) di specie minacciate o rare anche per lunghi periodi. Con l'opzione, in caso di necessità, di poter riprodurre rapidamente un elevato numero di piante da reintrodurre nell'ambiente”, prosegue la premiata. “La conservazione della biodiversità ex situ è una strategia a cui si ricorre quando la conservazione nelle aree di origine risulta insufficiente o difficilmente realizzabile, per esempio a causa delle pressioni antropiche sugli ecosistemi ambientali: sfruttamento agricolo, deforestazione, degrado del territorio e cambiamenti climatici”.

Ma l'intuizione più innovativa che ha pesato nell'attribuzione del premio riguarda il ricorso alle analisi in vitro per pratiche di bonifica ambientale di phytoremediation, che utilizzano le piante ai fini dell’estrazione, accumulo e distruzione dei contaminanti. “La tecnica in vitro permette di testare in tempi molto rapidi una grande quantità di cloni vegetali per individuare il più adatto alla decontaminazione di terreni inquinati”, conclude la ricercatrice dell’Ibimet-Cnr. “In un suo studio, ho testato la capacità di diversi cloni di Populus alba L. (pioppo bianco) di accumulare e tollerare rame, zinco, cadmio e arsenico, elementi sempre più spesso presenti sui suoli da bonificare. Il test effettuato in vitro ha permesso di ottenere in 20 giorni riposte che in vaso o campo richiedono mesi o anni”.

Un'intuizione promettente, visto che la mancanza di tecniche di screening che individuino la varietà idonea alla decontaminazione di una particolare area è uno dei motivi di rallentamento dei processi di bonifica, spesso urgenti oltre che sempre più diffusi a causa del crescente inquinamento e della presenza nei suoli e nelle acque di metalli pesanti”.

Federica Zabini

Fonte: Sara Di Lonardo, Istituto di biometeorologia, Firenze, tel. 055/3033745 , email s.dilonardo@ibimet.cnr.it -

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