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Quasi l’80% dei rifiuti dispersi nel Mar Mediterraneo è composto da plastiche, un pericolo per la fauna marina che rischia di rimanere intrappolata o di ingerirle, contaminando la catena alimentare. Nello stomaco di una tartaruga sono stati trovati fino a 143 frammenti di plastiche di tutti i tipi. A tentare di risolvere il problema arriva 'Plastic Busters’, la barca 'acchiappa-plastica’, un progetto, cui hanno aderito 30 enti di ricerca e istituzioni internazionali, presentato a 'First Siena Solutions Conference Sustainable Development for the Mediterranean Region’ dal dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena.
Scopo del progetto è mappare la diffusione delle plastiche e ridurne la presenza nel Mare Nostrum e monitorare la salute degli animali e delle acque. La barca-laboratorio viaggerà dalla Toscana a Gibilterra, poi verso la Tunisia, l’Egitto, la Grecia e, dopo tre mesi di navigazione, risalendo l’Adriatico approderà a Venezia. A bordo, un’équipe internazionale di ricercatori farà il campionamento delle acque e, attraverso tecniche di biopsia che non comportano danni per gli animali, e sofisticate analisi eco tossicologiche, verrà controllato lo stato di salute delle specie 'sentinella’: balene, squali e tartarughe, animali che per eccellenza subiscono i danni dell’inquinamento da plastica.
Ricerca, divulgazione al pubblico durante le soste nei porti e creazione di relazioni istituzionali sono gli altri obiettivi di 'Plastic Busters’, che mira a concordare con tutti i paesi del Mediterraneo strategie concrete per mitigare il grave fenomeno dell’inquinamento da plastica.