Focus: Natale

Giochi fra tradizione e hi-tech

giochi
di Giovanni Filocamo

Giocare consente ai bambini di maturare e di costruire il loro rapporto con la realtà. Dai balocchi tradizionali come la Barbie, a quelli che sviluppano doti ingegneristiche, come il Meccano, e strategiche come il Monopoli. Ne parliamo con l'esperto di divulgazione Giovanni Filocamo 

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È comune definire il gioco o il 'giocare' come qualcosa appartenente al mondo dell'infanzia. Per il bambino non c'è differenza tra una cosa 'seria' e un gioco. Avrà ragione? Certo, ci sono casi in cui distinguere è fondamentale, come nel caso in cui nella vita reale si potrebbero correre rischi. Ma la diversità è più sottile di quanto si pensi.

Nei primi anni di vita ci sono due compiti evolutivi fondamentali: far maturare le nostre capacità di movimento, interazioni sociali e linguaggio, e costruire cose nuove guardando il mondo che ci circonda. Durante i primi anni il bambino compone una rappresentazione della realtà che lo circonda e cerca di capire quali siano le leggi che la governano. Per fare ciò, giocare rappresenta un metodo straordinariamente efficace.

Possiamo vedere come sul mercato resistano giochi inventati anche molto tempo, mentre altri si aggiornano tecnologicamente e altri ancora nascono proprio grazie alla tecnologia.

Per esempio è un 'evergreen' Barbie, la bambola bionda nata nel 1959 con la quale è possibile costruire una 'vita in miniatura' assieme con altri bambini e provare vari aspetti di interazione sociale e della vita quotidiana. La più venduta è la Totally Hair Barbie, modello del 1992, con capelli lunghi fino ai piedi, da accorciare e provare in varie acconciature.

Ci sono giochi che stimolano la parte 'da ingegnere' dei più piccoli: dal Geomag (recentemente evoluto nel Supermag) al Meccano. Inoltre, esistono recenti evoluzioni di giochi precedenti come i Mindstorms, robot costruiti con speciali Lego,  che vengono addirittura usati come dispositivi a basso costo per sviluppare processi di intelligenza artificiale. In più, da qualche anno, i tablet hanno schermi attivi della grandezza sufficiente per visualizzare videogiochi molto curati. Ma anche in passato ci sono stati giocattoli che usavano la tecnologia in modo straordinario, come il famoso 'Grillo parlante'.

Esistono poi giochi per sviluppare doti strategiche come il Monopoli o i soldatini, altri che introducono alla scienza come 'Il piccolo chimico', 'L'allegro chirurgo' e 'L'orto del futuro', oppure che richiamano la fisica e permettono di divertirsi e fare movimento, come il frisbee, e anche la geometria e la matematica con i puzzle 3D e il mitico cubo di Rubik.

Molto importante è capire per quale età un giocattolo è adatto.

Il gioco è protagonista di una teoria matematica presente da circa 70 anni che si chiama appunto 'teoria dei giochi' e che ha applicazioni dagli scacchi alla genetica. Per tale teoria c'è bisogno di due giocatori tra i quali uno vince e l'altro perde. Come scriveva Giovanni Pascoli, ne 'I due fanciulli' "nel gioco, serio al pari di un lavoro".

Giovanni Filocamo

Fonte: Giovanni Filocamo, Ufficio promozione e sviluppo collaborazioni del Cnr, Genova, tel. 010/6598787 , email giovanni.filocamo@cnr.it -

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