Focus: Paura

Per il clima bisogna agire subito

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di Patrizia Ruscio

I campanelli di allarme sono sotto i nostri occhi: temperature in aumento, eventi estremi sempre più frequenti. Dobbiamo cambiare in fretta gli stili di vita per ridurre le emissioni di CO2, come invita a fare Annalisa Cherchi dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr e lead author dell'ultimo rapporto Ipcc

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Tutti ne siamo consapevoli ma non se ne parla mai abbastanza e si fa ancora meno. Il clima è cambiato e se non facciamo qualcosa, tutti insieme e al più presto, andremo incontro a eventi climatici sempre più critici per le sorti del Pianeta. Non serve Greta Thunberg a ricordarci che c'è un disallineamento nelle stagioni, con estati sempre più calde e inverni sempre meno rigidi, e precipitazioni burrascose che si abbattono ovunque. Sono questi i chiari segnali che c'è qualcosa nell'aria: sono i gas serra. Le emissioni di CO2 nell'atmosfera stanno innalzando la temperatura del Pianeta, non c'è più tempo, bisogna agire immediatamente, lo dicono i fatti.

Nell'ultima edizione del rapporto sul clima dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), sono stati esplorati cinque possibili scenari futuri, che descrivono diversi contesti a seconda della mitigazione delle emissioni. “In particolare, se nei prossimi decenni non si verificheranno profonde riduzioni delle emissioni di gas serra, la temperatura superficiale media globale continuerà ad aumentare. Nell'ipotesi migliore, che prevede emissioni di CO2 più basse, il riscaldamento globale durante il XXI secolo potrebbe restare al di sotto dei due gradi. Se, invece, prendiamo in considerazione uno scenario con elevate emissioni, la capacità di assorbimento del carbonio da parte degli oceani e degli ecosistemi risulterebbe tanto compromessa da perdere efficacia nel rallentare il tasso di crescita della CO2 atmosferica”, spiega Annalisa Cherchi dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) del Cnr, tra i lead author del rapporto.

Secondo la scienza, l'inversione di alcune delle conseguenze dei cambiamenti climatici in atto richiederebbe centinaia di anni per avere effetti positivi sulla salute degli oceani, sullo scioglimento dei ghiacci marini artici e sull'abbassamento del livello del mare. “Il primo lockdown ha proiettato il Pianeta sul banco di un esperimento climatico che, diversamente, non sarebbe stato possibile fare. Per circa due mesi le attività si sono fermate in tutto il mondo e i dati hanno dimostrato che c'è stata una diminuzione delle emissioni in atmosfera, anche di CO2, ma le concentrazioni non sono diminuite di tanto e la temperature globali quasi non se ne sono accorte”,  commenta l'esperta. “Questo è un chiaro segnale che servono misure protratte nel tempo, perché i processi in corso sono soggetti a una forma di inerzia che solo gli anni possono riattivare”.

Una riduzione delle emissioni di gas serra, in sintesi, potrebbe provocare effetti positivi sulla qualità dell'aria, osservabili in pochi anni, anche se l'impatto sulla temperatura della Terra saranno visibili dopo molti decenni. Nel Mediterraneo, sostengono i ricercatori dell'Ipcc, gli eventi estremi di elevata temperatura sono aumentati nettamente dagli anni cinquanta, proprio a causa delle attività dell'uomo. In base alle proiezioni climatiche disponibili, la situazione potrebbe migliorare in futuro se ci si orienterà verso comportamenti consapevoli. “Quello che possono fare i cittadini per andare incontro a questo processo è ridurre l'inquinamento il più possibile. Ben vengano, quindi, tutte le pratiche di buon senso, che se attuate nel quotidiano sicuramente aiutano”, conclude Cherchi. “L'impegno collettivo, però, è necessario che sia supportato dalla classe politica. Per questo è importante che i governatori agiscano sulla base di ciò che sta succedendo e che potrebbe succedere. Si tratta di aspetti che esulano dalla ricerca scientifica ma è di fondamentale importanza considerarle, se si desidera invertire il clima di un futuro alle porte”.

In questa ottica, differenziare i rifiuti non sarà più un vezzo e consumare energia da fonti rinnovabili, compatibilmente con lo stato dell'arte della transizione ecologica, consentirebbe di raggiungere obiettivi importanti per le sorti della Terra. Greta Thunberg ha ragione quando dice che “Non c'è un pianeta B e non c'è un piano B”. Almeno non ancora e verosimilmente non nel breve periodo.

Fonte: Annalisa Cherchi, Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima , email a.cherchi@isac.cnr.it -

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