Focus: Fotografia

La foresta brucia, ma le foto sono fake

Foresta Amazzonica in fiamme
di Rita Bugliosi

Molte le immagini della foresta amazzonica in fiamme che sono circolate sui social, postate anche da personaggi famosi. Non sempre però sono autentiche o attuali. Una sorta di “falso a buon fine”, teso a richiamare l'attenzione del grande pubblico sul problema delle aree forestali, indispensabile risorsa per la salute del Pianeta e dell'uomo, come spiega Giorgio Matteucci, direttore del Cnr-Isafom

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La foresta amazzonica con un estensione di 5,5 milioni di chilometri, più del 60% dei quali in Brasile, è la maggiore foresta pluviale del Pianeta e uno dei più importanti produttori di ossigeno della Terra. La sua sopravvivenza è però in pericolo: secondo quanto riportato dall'Istituto brasiliano per le ricerche spaziali, nel 2019 si è verificato il 67% in più di deforestazione rispetto al 2018. Ma sono anche gli incendi a mettere in pericolo questo polmone verde, come mostrano le tante foto postate in Rete lo scorso agosto, anche da personaggi famosi: da Leonardo Di Caprio a Madonna, fino a Cristiano Ronaldo.

Non tutte quelle immagini sono però vere. In alcuni casi, infatti, si tratta di fotografie risalenti a qualche anno fa: quella postata da Di Caprio, ad esempio, è stata scattata nel 1989 dal fotoreporter statunitense Loren McIntyre, mentre quella diffusa da Ronaldo risale al 2013 ed è stata scattata dal fotografo brasiliano Lauro Alves, nel sud del Rio Grande do Sul, località molto distante dalla foresta amazzonica. Foto-fake quindi, non sempre attuali e non sempre pertinenti, ma che hanno comunque richiamato l'attenzione su l'area amazzonica. Una sorta di "fake a fin di bene".

Tronco bruciato

“La distruzione della foresta amazzonica avviene a grande distanza da noi, però dobbiamo preoccuparcene non solamente per una ragione emotiva, ma per gli effetti negativi che arrivano anche alle nostre latitudini”, spiega Giorgio Matteucci, direttore dell'Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom) del Cnr. “Partiamo dalla scala globale: l'aspetto più grave sono le emissioni di anidride carbonica (CO2) causate dall'incendio. Ogni anno, circa il 10% delle emissioni globali di gas serra sono legate agli incendi. L'aumento della superficie di foresta che va a fuoco - in Amazzonia ma anche in Siberia e in tutta l'area boreale - determina un aumento delle emissioni in atmosfera che sono la causa principale del cambiamento climatico. Inoltre, la foresta perduta non assorbirà CO2 per diversi decenni, dunque alla maggiore anidride carbonica si aggiunge anche il suo minore assorbimento. Due fattori negativi concomitanti”.

Ma il problema non è solo questo. La preoccupazione riguarda anche l'impatto sul ciclo dell'acqua. "La foresta amazzonica determina direttamente circa il 70% delle precipitazioni nell'area e in tutto il sub-continente”, continua il direttore del Cnr-Isafom. “C'è poi la perdita irreparabile della biodiversità vegetale e animale: per caratteristiche ecologiche e climatiche, la foresta tropicale è l'ecosistema che presenta la maggiore diversità di specie, in buona parte ancora sconosciute. E gli incendi possono provocarne definitivamente la scomparsa, facendoci perdere così anche specie vegetali in grado di fornire principi attivi per medicinali nuovi o migliori rispetto agli esistenti. Infine, c'è da considerare l'emissione di polveri e particelle carboniose, con impatto negativo sulla salute”.

Le foto "finte", come quelle dell'incendio amazzonico, sono dunque certamente da evitare, ma in qualche modo servono a ricordarci che la Terra va salvaguardata, perché tutelarla vuol dire proteggere noi stessi e la nostra salute.

Fonte: Giorgio Matteucci, Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo, e-mail: giorgio.matteucci@isafom.cnr.it -

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