Vita Cnr

Controllare l'interruttore che mette fine al senso di fame

Persona obesa
di Francesca Gorini

La comprensione dei meccanismi neuronali che regolano l’appetito è cruciale per lo sviluppo di nuovi farmaci contro l’obesità: uno studio dell’Istituto di cibernetica 'Eduardo Caianiello’ e dell’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli fa luce sul ruolo dei neuroni responsabili dei segnali che spingono il corpo alla ricerca di cibo

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L’obesità è una vera e propria malattia classificata come 'cronica’: in Europa interessa 150 milioni di adulti e la sua incidenza è in costante aumento. E può facilitare l’insorgere di altre gravi patologie quali il diabete o l’ipertensione, malattie cardiovascolari, stati d’ansia e persino tumori.

Secondo un recente studio dell’Endocannabinoid Research Group (Erg) dell’Istituto di cibernetica 'Eduardo Caianiello’ (Icib) e dell’Istituto di chimica biomolecolare (Icb) del Cnr di Pozzuoli la condizione di obesità è accompagnata da un’alterazione delle connessioni sinaptiche del sistema nervoso che interessano in particolare i neuroni 'orexinergici’, responsabili della regolazione dell’appetito e del sonno. Comprendere i meccanismi alla base di queste alterazioni può quindi avere importanti ricadute applicative per lo sviluppo di nuovi farmaci contro l’obesità.

La ricerca è stata pubblicata sui 'Proceedings of the National Academy of Sciences’: “Il senso di fame o, viceversa, quello di sazietà sono regolati da specifici ormoni quali l’orexina - un ormone che spinge il corpo a mangiare e in generale ad assumere comportamenti legati alla ricerca di cibo - e la leptina, che invece comunica al cervello che l’apporto di cibo è stato sufficiente”, spiegano Luigia Cristinodell'Icib-Cnr e Vincenzo Di Marzo dell'Icb-Cnr, autori della ricerca. “Quello che accade nei soggetti obesi, tuttavia, è che il tessuto adiposo in eccesso produce quantità maggiori di leptina, fino al punto che il cervello sviluppa una vera e propria 'resistenza’ a essa, fenomeno alla base del circolo vizioso per cui si continua a mangiare, e si ingrassa perché la comunicazione tra periferia e cervello è interrotta”.

Oggetto dello studio, condotto in collaborazione con neuroscienziati dell’università di Verona, è stato in particolare quello di comprendere le alterazioni dei meccanismi di controllo dei neuroni contenenti orexina, esplorando le basi del sistema endocannabinoide dell’ipotalamo, che regola la trasmissione dei segnali di controllo dell’appetito. “Abbiamo confrontato l’attività dei neuroni che producono orexina in topi normopeso e obesi, rilevando che, in questi ultimi, si attiva maggiormente un particolare recettore cannabinoide che provoca un incremento del rilascio di orexina”, proseguono i ricercatori. L’aumento dei livelli dell’ormone sarebbe una delle conseguenze della resistenza alla leptina, e concorrerebbe all’aumento dell’appetito, del peso corporeo e ad alcune disfunzioni ormonali tipiche dell’obesità.

Lo studio apre interessanti prospettive farmacologiche: gli autori hanno infatti dimostrato che anche determinate patologie legate all’obesità quali ipertensione, cardiopatie, ansia e insonnia intermittente possono essere contrastate bloccando selettivamente i recettori dell’orexina.

Fonte: Luigia Cristino, Istituto di cibernetica "Edoardo Caianiello", Pozzuoli, tel. 081/8675134 , email l.cristino@cib.na.cnr.it - Vincenzo Di Marzo, Istituto di chimica biomolecolare, Pozzuoli , email vincenzo.dimarzo@icb.cnr.it