Focus: Ricominciare

I numeri contano. E non solo per il Covid

Copertina
di Giovanni Sebastiani

L'importanza e l'utilità della matematica nella vita delle persone sono indubbie, ce lo ricordano i dati sulla pandemia, dai quali possiamo ricavare valutazioni e previsioni sul suo andamento. Ma più in generale, questa disciplina non andrebbe mai abbandonata poiché stimola il pensiero logico-deduttivo. L'invito giunge da Giovanni Sebastiani, fisico e matematico dell'Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” del Cnr, nel volume "Ventiquattr'ore con un matematico", di cui riportiamo uno stralcio per cortese concessione dell'editore (© 2021 Mondadori Libri S.p.A., Milano, Pubblicato su licenza di Mondadori Libri SpA per il marchio Piemme)

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È interessante osservare i risultati di uno studio diffuso dalla BBC, secondo il quale minore è la perce­zione della velocità della crescita dei contagi in una fase esponenziale, minore è il grado con cui vengono rispettate le misure di contenimento della diffusione del virus. Ecco perché capire questo semplice con­cetto matematico è molto importante – e prima lo si impara (possibilmente a scuola) meglio è, anche se, come diceva negli anni Sessanta il maestro Alberto Manzi, «non è mai troppo tardi».

Del resto il ruolo che ha la matematica nella vita di tutti noi va oltre la sua utilità specifica. Lo studio della matematica è rilevante al di là delle conoscenze spe­cifiche acquisite, perché studiando questa disciplina si acquisisce un modo di ragionare, una metodologia, un approccio, che risulta spesso utile nei campi più diversi.  Ad esempio, tra i programmi televisivi a cui ho partecipato come ospite per presentare i risultati delle mie ricerche sulla pandemia, ce n’è uno, I numeri della pandemia, a cura del dottor Alessandro Marenzi, laureato in matematica. Ebbene, prima che lui me lo dicesse, me n’ero reso conto da solo, per via dell’ac­curatezza e del rigore con cui affrontava le tematiche trattate nel programma. Non siete ancora convinti? Allora vi illustro, sinteticamente, i risultati di una ri­cerca coordinata dal professore di neuroscienze co­gnitive Roi Cohen Kadosh dell’università di Oxford, contenuti in un articolo che è stato pubblicato recen­temente su una prestigiosa rivista scientifica ameri­cana. Nella ricerca viene studiato un gruppo di stu­denti britannici nella fascia d’età dai 14 ai 18 anni. Bisogna sapere che nel Regno Unito a sedici anni gli studenti possono decidere se continuare o meno gli studi in matematica. Bene, chi non li aveva prose­guiti aveva, in media, un numero minore di un certo tipo di trasmettitori cerebrali, fondamentali nella ri­organizzazione delle sinapsi, fenomeno molto im­portante per le trasformazioni che avvengono nel cervello umano durante l’adolescenza. Questo acca­deva anche se i ragazzi continuavano a studiare altre materie scientifiche come la fisica, la chimica o la bio­logia. Occorre notare che prima dei sedici anni non c’era nessuna differenza statisticamente significativa nei livelli di questo trasmettitore tra i due gruppi di studenti. Sembra quindi che la differenza dei livelli sia dovuta proprio all’abbandono dello studio della matematica, che limita lo sviluppo del pensiero logi­co-deduttivo il quale ci permette invece di risolvere i problemi della vita reale di tutti i giorni. Certo, se questi risultati venissero confermati in maniera più ampia, in modo da considerare dimostrate definitiva­mente le conclusioni dello studio, al posto del mini­stro dell’Istruzione del Regno Unito non avrei dubbi e correrei ad abolire la norma che consente un ab­bandono così prematuro degli studi in matematica. [...]

Il volume 24 ore con un matematico

In relazione alla pandemia in corso, attraverso mo­delli e metodi matematici è possibile ridurre o elimi­nare gli errori sistematici (ad esempio la periodicità settimanale dei dati di incidenza dei positivi al SARS-CoV-2) e casuali. Attraverso l’indice di riproduzione Rt, o l’analisi alle differenze settimanali percentuali è possibile il monitoraggio della situazione epidemio­logica. Si possono individuare trend delle sequenze temporali considerate, per esempio incidenza dei po­sitivi, l’occupazione di posti letto, eccetera. È possi­bile effettuare previsioni sufficientemente accurate a 2-4 settimane dell’andamento epidemico utilizzando modelli a compartimenti o modelli e metodi statistici classici. Si possono identificare alcuni dei fattori e delle condizioni che contribuiscono maggiormente alla diffusione dell’epidemia. Infine, come per l’esem­pio che abbiamo visto, le simulazioni al calcolatore permettono di studiare l’effetto delle misure di conte­nimento della diffusione, per esempio il lockdown.

In conclusione, la matematica e la statistica sono molto utili nello studio e nel controllo della pandemia di Co­vid-19. Si potrebbe fare molto di più se ci fosse una maggiore disponibilità di dati pubblici, anche con un minor livello di aggregazione. Basti pensare che, ad esempio, a livello provinciale, i dati pubblici riguar­dano solo l’incidenza dei positivi e non ci sono dati sulle ospedalizzazioni e sui decessi. Diversi sono stati gli appelli alle istituzioni in questo senso da parte di numerosi membri della comunità scientifica italiana, alcuni dei quali eminenti, ma i politici si sono rive­lati sordi a questi appelli, forse anche a causa della loro scarsa cultura scientifica, che purtroppo riflette quella della popolazione italiana.

Fonte: Giovanni Sebastiani, Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” Cnr , email giovanni.sebastiani@cnr.it

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