Focus: La ripresa della scuola

Gli effetti negativi della distanza

Studente al computer
di Rita Bugliosi

L'impossibilità di frequentare le lezioni in classe per ridurre il rischio di contagi ha avuto conseguenze sugli studenti di tutte le età. La prosecuzione nel nuovo anno scolastico della didattica esclusivamente in remoto, finora indispensabile per contrastare il contagio, potrebbe determinare un accrescimento dei sentimenti di isolamento e di solitudine già presenti, specie tra gli adolescenti. A sottolinearlo è Antonio Cerasa, neuroscienziato dell'Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica del Cnr

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Il lockdown causato dalla pandemia di Coronavirus ha rivoluzionato le nostre vite impedendoci di svolgere attività consuete, come uscire, andare al ristorante, al cinema o a teatro, incontrare amici e parenti. Una situazione anomala, che tutti abbiamo vissuto come innaturale e fonte di stress. Ancora di più i bambini e i giovani, impossibilitati, oltre che a uscire, a praticare sport e a giocare all'aria aperta, a frequentare la scuola e a incontrare quindi i propri compagni di classe e socializzare con loro.

Una “rivoluzione” che ha avuto numerosi effetti, come emerge anche da uno studio dal titolo “Giovani e quarantena”, condotto su 9.000 studenti tra gli 11 e 20 anni dall'associazione nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, gap, cyberbullismo) in collaborazione con Skuola.net, secondo il quale l'80% degli intervistati ha registrato un cambio nel ritmo del sonno, con risvegli notturni dichiarati da circa la metà del campione. A mutare sono state anche le abitudini alimentari, con la metà circa del campione che ha ammesso di mangiare di più e a tutte le ore.

“Tendenze Hikikomori (volontaria esclusione sociale e isolamento), nomofobia (paura di rimanere sconnessi dal contatto in rete), ansia sociale e solitudine sono solo alcuni dei rischi cui potrebbero andare incontro bambini e ragazzi se, alla riapertura o nel corso del nuovo anno scolastico, fosse disgraziatamente impossibile fare lezione in classe”, spiega Antonio Cerasa neuroscienziato dell'Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica (Irib) del Cnr. “A lanciare questo allarme sono diversi psicopedagogisti e studiosi italiani e stranieri – dalla nostra Maria Rita Parsi ai britannici Ellen Townsend, Rory O'Connor, Sarah-Jayne Blakemore e Uta Frith - secondo i quali permettere agli studenti di tornare a frequentare la scuola, socializzare e giocare insieme significa salvaguardare un diritto fondamentale per il loro benessere. Allontanare totalmente i bambini, ma anche gli adolescenti e i ragazzi, dalla modalità consueta di frequenza della scuola è insomma un rischio reale. Un articolo uscito su The Lancet Child & Adolescent Health mette in guardia sulle conseguenze dannose a lungo termine della mancanza di un contatto diretto dei giovani con i loro coetanei, evidenziando che problemi come l'ansia o isolamento erano già in aumento nei giovani prima dell'arrivo del lockdown: una nuova chiusura potrebbe pertanto accrescerli, peggiorando la situazione, soprattutto tra gli adolescenti”.

La scuola è estremamente importante per lo sviluppo psicoeducativo e per fortuna, al momento in cui scriviamo, la regolare riapertura sembra assicurata. “Un dato su tutti deve far riflettere: le principali psicopatologie dell'età evolutiva insorgono tra i 12-14 anni. È proprio a cavallo tra gli ultimi anni delle medie e l'inizio delle superiori che i ragazzi sono più fragili e necessitano di maggiore supporto”, conclude Cerasa. “Dal punto di vista neurobiologico, lo sviluppo termina in questa fascia di età e comincia un nuovo e complesso processo, quello di adattamento all'ambiente esterno. E la scuola è una palestra di vita insostituibile: le conflittualità, le regole, le relazioni che si creano tra professori e alunni, così come tra coetanei, sono fondamentali per modellare quell'enorme infrastruttura che è la personalità. Quello che accade in questi anni - nel bene e nel male - è fondamentale e ce lo portiamo dietro per il resto della vita”.

Fonte: Antonio Cerasa, Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica, e-mail: antonio.cerasa@cnr.it

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