Ambiente e salute: l'analisi Oms
L'ultimo rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla prevenzione delle malattie di origine ambientale fornisce dati aggiornati sulle patologie legate all'inquinamento e all'esposizione a sostanze dannose. Tra i 650 lavori scientifici presi in esame, alcuni sono curati dal gruppo epidemiologia ambientale e registri di patologia dell'Ifc-Cnr
A distanza di 10 anni, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aggiorna dati e stime sulle malattie dovute a inquinamento ambientale, esposizione a sostanze chimiche dannose, cambiamenti climatici e radiazioni ultraviolette. I dati sono contenuti nel rapporto 'Preventing Disease through Healthy Environments: a Global Assessment of the Burden of Disease from Environmental Risks', uno studio basato sull'analisi di 650 lavori scientifici di tutto il mondo, alcuni dei quali sono curati dal gruppo di epidemiologia ambientale e registri di patologia dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa.
“Da molti anni l'Istituto è impegnato in attività di ricerca su questo tema, oggi comprese sotto l'area progettuale 'Ambiente e impatti su ecosistemi e la salute', coordinata dal Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente”, spiega Fabrizio Bianchi dell'Ifc-Cnr. “In particolare, siamo orgogliosi che nel report siano valorizzate le linee guida per la prevenzione primaria delle malformazioni congenite, preparate dal network europeo Eurocat-Jrc, a cui l'Ifc-Cnr ha contribuito in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità”.
Il report analizza l'impatto di oltre 100 patologie, stimando che nel mondo oltre 12,6 milioni di morti siano attribuibili, ogni anno, all'esposizione ad ambienti di vita e di lavoro insalubri (25% della mortalità complessiva), mentre i decessi per malattie non trasmissibili comunque imputabili a cause ambientali legate all'inquinamento (inclusa l'esposizione diretta e secondaria a fumo di tabacco) come malattie cardio e cerebrovascolari, tumori e malattie respiratorie rappresentano il 65% della mortalità totale. Tra le prime cause di decesso associate a rischi ambientali risultano l'infarto, le malattie ischemiche del cuore, gli incidenti, i tumori e le malattie respiratorie croniche (dati aggiornati al 2012), con effetti maggiori su bambini e anziani. Ogni anno potrebbero essere prevenute le morti precoci di 1,7 milioni di bambini sotto i 5 anni e 4,9 milioni di persone tra 50 e 75 anni.
Dati significativi sono forniti anche sul quadro nazionale: in Italia sono stimate in oltre 75 mila le morti premature prevenibili ogni anno, e oltre due milioni gli anni persi per morte prematura e/o disabilità. “Particolare enfasi è data anche alle misure di prevenzione per contrastare malattie e decessi legati all'ambiente insano, a partire da investimenti su tecnologie a basso impatto ambientale e maggior utilizzo delle fonti rinnovabili che,oltre a ridurre il carico complessivo delle malattie, sono in grado di abbassare i costi per le cure sanitarie”, aggiunge Bianchi. “Solo in Europa, interventi appropriati permetterebbero di prevenire 1,4 milioni di decessi l'anno, in particolare per malattie cardiovascolari e tumorali. Proprio a questo argomento è dedicato lo studio sulle valutazioni costo-beneficio dell'impatto sanitario in aree da bonificare svolto dall'Ifc-Cnr in collaborazione con la London School of Hygiene and Tropical Medicine, in merito sul quale abbiamo in corso ulteriori sviluppi di ricerca e applicazioni sul campo. Il fatto che l'Oms abbia richiamato questo studio conferma l'interesse sulle ricerche sul rapporto tra costi economici e benefici per la salute degli interventi di risanamento ambientale”.
Fonte: Fabrizio Bianchi, Istituto di fisiologia clinica, Pisa , email fabrizio.bianchi@ifc.cnr.it -
Per saperne di più: - apps.who.int/iris/bitstream/10665/204585/1/9789241565196_eng.pdf?ua=1