Narrativa

Medici-malati, bambini-adulti: quando manca la parola

di Marco Ferrazzoli

I bambini, la loro psiche e la loro sofferenza sono i temi affrontati dalla neuropsichiatra infantile Margherita Rimi nel suo libro di poesie ‘Nomi di cosa-Nomi di persona'. Un'opera che ripropone una lingua e uno stile tipici dell'autrice

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Il percorso poetico di Margherita Rimi prosegue senza deroghe, lineare. Dopo varie opere, tra cui l'auto-antologia 'Era farsi' e il libro-intervista con Alessandro Viti 'La civiltà dei bambini', in questo 'Nomi di cosa-Nomi di persona' la neuropsichiatra siciliana mantiene quale soggetto esclusivo i bambini, la loro psiche, la loro identità, la loro sofferenza. E anche dal punto di vista stilistico il ritmo e la mescolanza linguistica sono quelli già noti ai lettori.

Alcune strofe sono più apparentemente oscure, a riprodurre appunto il periodare e il lessico infantile. Altre sono più intelligibili, per esempio “Nella mia testa / non sono più al sicuro”, incipit della poesia il cui titolo 'Tutti hanno un nome' raccoglie il senso dell'intera silloge. La ricerca del “nome” è infatti il filo rosso di queste pagine. Nella psichiatria in generale e particolarmente in quella infantile, la difficoltà di dire, di parlarsi, di trovare le parole è la comune condizione che, paradossalmente, divide e unisce allo stesso tempo paziente e medico: il primo non sa esprimere, il secondo deve diagnosticare, entrambi hanno bisogno di trovare i “nomi” giusti per l'altro. A ben vedere - l'autrice ce lo ricorda in un'altra poesia dal titolo emblematico, 'Lezione n. 1-2' – questa è la medesima distanza per la quale in generale gli adulti “Non sanno parlare / quando parlano ai bambini”, poiché dimenticano “leur propre enfance”, come avvertiva Sàndor Ferenczi.

Il concetto torna in 'Cancellazione', dove la madre descrive lo straziante sgomento provocatole dal figlio con “gli occhi trasparenti”: “Mi ha chiamato ma-m-ma e poi / non mi ha chiamato più”. E, ancora, ne 'La clinica del ragionamento', dove leggiamo: “Si cercano le regole / le ripetizioni elettriche / di dare un nome ai sintomi […] Ha il suo grafico ogni Epilessia / Ogni bambino un Nome”. La clinica trova poi di continuo spazio tra i versi con citazioni tratte dalla letteratura scientifica, tanto che Amedeo Anelli, nel risvolto del libro, parla opportunamente di “un forte ancoraggio nei saperi della Medicina e della Neuropsichiatria infantile”.

'Nomi di cosa-Nomi di persona' conferma insomma quanto - per Margherita Rimi e per molti altri esponenti della cosiddetta 'medicina narrativa' - valga il 'distacco' che il medico deve interporre rispetto al malato per curarlo. Un distacco che va contemperato con la dimensione dell'empatia, della capacità di immedesimazione e di interpretazione reciproche. Che senza comunicazione non ci sia cura è una regola valida per i mali del corpo ma che ancor di più vale per quelli dell'anima. Senza però perdersi in “smarrimenti parafilosofici”, come avverte opportunamente Henry Aubin ne 'Le psicosi del bambino': una citazione che, non a caso, l'autrice ha posto in esergo a una sezione del suo libro.

 

titolo: Nomi di cosa-Nomi di persona
categoria: Narrativa
autore/i: Rimi Margherita 
editore: Marsilio
pagine: 150
prezzo: € 20.00