Preparando l'orto marziano
Alberto Battistelli del Cnr-Iret racconta i risultati ottenuti dai primi dati del progetto Mobile Test Facility in Antartide, dove si studia come coltivare verdura e ortaggi in condizioni estreme, analoghe a quelle di Marte
La vita su Marte non sarà una passeggiata. Temperature estreme, aria irrespirabile, tempeste di sabbia, bassa luminosità e radiazioni letali. Dovremo quindi abitare spazi confinati e controllare attentamente le condizioni al loro interno. Inoltre sul Pianeta Rosso dovremo produrre alimenti sani e nutrienti, avere acqua pulita e, magari, un ambiente piacevole che ci sollevi dallo stress di vivere su un pianeta ostile.
Poichè non potremo coltivare i campi all'aperto, l'Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Iret) e l'Istituto di Scienze dell'alimentazione (Isa) del Consiglio nazionale delle ricerche lavorano, nell'ambito del progetto europeo Eden-Iss, alla creazione di un 'orto indoor' in grado di produrre cibo fresco in condizioni climatiche estreme, come quelle di Marte. È stata quindi testata in Antartide per quasi un anno la Mobile Test Facility, un laboratorio che ha permesso di piantare e studiare alcune coltivazioni di ortaggi e verdure in condizioni climatiche estreme.
“I risultati ottenuti sono importanti. Una superficie di poco più di 12 metri quadrati ha permesso di produrre quasi 6 chili di ortaggi e verdure a settimana”, racconta Alberto Battistelli del Cnr-Iret. “Vincitore di un'informale classifica è il cetriolo, di cui sono stati prodotti oltre 50 chili in meno di un metro quadrato. Poi quasi 80 kg tra insalate, rucola, senape, bietola, 8 chili di pomodorini, poco meno di ravanelli e altrettanti di erbe aromatiche come prezzemolo, basilico ed erba cipollina. I peperoni che hanno prodotto frutti solo nelle fasi terminali dell'esperimento, a indicare che ci sono limiti di versatilità di ogni specie da studiare e valutare attentamente”.
Un seme di lattuga in poche settimane può generare centinaia di grammi di cibo, fissare anidride carbonica, produrre ossigeno e purificare litri di acqua. “Controllando condizioni ambientali quali temperatura, luce e umidità potremmo usare la capacità di acclimatamento della pianta per modulare la produzione o spingerla a purificare più acqua. Infine, dal vegetale ottenuto da quel minuscolo seme potremmo ottenere migliaia di altri semi, pronti per nuovi cicli produttivi”, aggiunge il ricercatore.
Sono state studiate anche la qualità e la sicurezza dei cibi. Oltre 230 campioni di materiale vegetale, in parte liofilizzato in parte congelato, sono arrivati poco prima di Natale a Porano, nel quartier generale del gruppo Cnr responsabile della 'Qualità e sicurezza alimentare' del progetto Eden-Iss. Il team, formato da Battistelli, Stefano Moscatello, Simona Proietti e Michele Mattioni del Cnr-Iret e da Filomena Nazzaro e Florinda Fratianni del Cnr-Isa, analizzerà insieme all'irlandese Limerick Institute of Technology aspetti qualitativi e relativi alla sicurezza alimentare, effettuando test sulla presenza di potenziali patogeni microbici. “È indispensabile che i vegetali prodotti siano sani dal punto di vista nutrizionale e microbiologico e che la loro qualità venga valutata anche in relazione alle specifiche esigenze metaboliche e psicologiche degli astronauti”, aggiunge il ricercatore.
Su Marte sarà necessario ricreare un ecosistema tecnologico circolare, che preveda l'integrazione di impianti produttivi e di recupero delle risorse. “La progettazione di questi sistemi di riutilizzo dei beni e degli scarti alimentari costituisce anche una fonte di ispirazione per avere maggiore sostenibilità sulla Terra”, conclude Battistelli. “C'è un grande interesse a livello internazionale, anche da parte di gruppi privati, a realizzare basi su Marte. In Italia, grazie al sostegno di enti come Cnr e Agenzia spaziale italiana, abbiamo eccellenti conoscenze scientifiche e tecnologiche per contribuire in modo rilevante a realizzare ottimi sistemi biorigenerativi di supporto alla vita nello spazio”.
Per saperne di più: https://eden-iss.net/
Fonte: Alberto Battistelli, Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri , email alberto.battistelli@ibaf.cnr.it -