Focus: Centenario

La salute è un bene unico

Uccello sugli alberi
di Rita Bugliosi

A ricordarcelo è l’approccio One Health, che considera quella umana, degli animali e degli ecosistemi strettamente connesse. E a questo concetto si correlano le cosiddette Scienze della vita, che comprendono l'insieme delle discipline scientifiche che studiano organismi come le piante, gli animali, gli uomini, i microrganismi. A spiegarcelo, Danilo Porro, direttore dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (IBFM) del Cnr

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In occasione del centenario della sua fondazione, il Consiglio nazionale delle ricerche ha organizzato numerosi eventi aperti al pubblico, grazie anche ai suoi tanti Istituti di ricerca sparsi su tutto il territorio. Per commemorare questa importante ricorrenza, celebrata all’insegna dell’inclusività e della partecipazione, ha inoltre individuato dieci parole chiave relative a differenti ambiti della scienza, tra le quali ci sono “One Health” e “Scienze della vita”, riferite a settori rilevanti per il nostro benessere e per quello del nostro Pianeta. Per comprendere meglio cosa si intende con queste definizioni e perché sono importanti abbiamo parlato con Danilo Porro, direttore dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm), afferente al Dipartimento di scienze biomediche del Cnr.

“Il concetto originale di One Health nasce con il patologo Rudolf Virchow (1821-1902) - al quale si attribuisce la paternità del termine ‘zoonosi’ - per indicare le infezioni trasmissibili fra animali ed esseri umani e, quindi, l’importanza di considerare la salute animale e quella umana come strettamente correlate”, ricorda Porro. “Nel corso degli ultimi 200 anni, il concetto di One Health è stato implementato ed è stato identificato anche come ‘One Medicine’, poi come ‘One World-One Health’ e a seguire come ‘One World-One Health-One Planet’”.

Non esiste però un’unica definizione concordata a livello internazionale di questo termine. “L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce oggi One Health come un approccio integrato e unificante, che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi, riconoscendo che la salute degli esseri umani, degli animali domestici e selvatici, dei microrganismi, delle piante e dell’ambiente in generale (compresi gli ecosistemi) sono strettamente collegati e interdipendenti”, spiega il direttore del Cnr-Ibfm.

Si tratta quindi di un approccio che coinvolge contemporaneamente diversi settori, discipline e comunità, portandole a collaborare per raggiungere un unico fine. “Tanti sono i comitati di esperti a livello locale e mondiale istituiti per garantire questo obiettivo; tra questi va ricordato: il One Health High-Level Expert Panel (Ohhlep), costituito da esperti di alto livello nei diversi settori politici e scientifici mondiali inerenti il tema del One Health e istituito a maggio 2021 al fine di evidenziare problemi, dare indicazioni e supportare le attività dell’Oms e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. Ma ci sono anche il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e l’Organizzazione mondiale della sanità animale”, continua Porro.

Scienziato

Tanti i compiti che spettano al gruppo di esperti delle diverse istituzioni coinvolte. “Hanno per esempio il compito di evidenziare le minacce di malattie emergenti e suggerire piani di azione globale per contrastarle, ma anche quello di verificare l’impatto delle attività umane sull’ambiente e sugli habitat della fauna e della flora e come questo contribuisca allo sviluppo di malattie o, più in generale, come condizioni lo stile di vita delle persone”, chiarisce il ricercatore.

A conferma di quanto questa visione sia ritenuta importante c’è anche l’attenzione che a essa viene riservata dal nostro Ministero della salute, che prevede nel suo riassetto l’istituzione di quattro Dipartimenti, fra i quali compare per la prima volta quello dedicato all’approccio One Health.

Ma il moderno concetto di One Health è strettamente correlato alle discipline che appartengono alle Scienze della vita, ossia lo studio di tutti gli organismi viventi (gli animali, gli umani, le piante, i microrganismi, i virus, etc.), dei loro processi vitali e delle interrelazioni tra loro e con l’ambiente. “Il ramo della Scienze naturali che per definizione rappresenta le Scienze della vita è la biologia, che a sua volta è suddivisa in numerose discipline specialistiche”, aggiunge l’esperto del Cnr. “Tra queste troviamo discipline che studiano gli esseri viventi come tali, come ad esempio la microbiologia, che studia i microrganismi; la zoologia, che studia gli animali e che include a sua volta discipline specifiche quali l’ittiologia, l’entomologia e l’ornitologia; ma c’è anche la botanica”.

Anche altri sono i settori disciplinari delle Scienze della vita. “Alcuni sono dedicati allo studio dei diversi livelli di organizzazione dei viventi; in questo ambito rientra l’ecologia, che approfondisce le interazioni tra gli organismi e l’ambiente, ma anche l’istologia e la citologia, che studiano rispettivamente i tessuti e le cellule”, prosegue il direttore del Cnr-Ibfm. “Altre discipline studiano poi gli aspetti molecolari che caratterizzano la vita, quali la genetica, la biochimica, la biologia molecolare, la biologia cellulare. Infine, alcune discipline sono dedicate alle applicazioni delle Scienze della vita, come ad esempio le biotecnologie”.

Le Scienze della vita costituiscono dunque una sorta di minimo comun denominatore del comparto salute. E non solo. “Esse sono collegate spesso anche all’ambito industriale; si pensi, per fare solo qualche esempio, alle applicazioni derivanti dalla ricerca nei settori della sanità, dell’agricoltura, della medicina e delle scienze farmaceutiche e alimentari. Insomma, oggi le Life Sciences sono considerate il nuovo motore dell’economia a livello mondiale e, associate al concetto di One Health, possono offrire un’ampia comprensione del mondo che ci circonda e delle interazioni tra i suoi occupanti e l’ambiente”, conclude Porro.

Fonte: Danilo Porro, Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare, danilo.porro@ibfm.cnr.it