Disbiosi intestinale: all'origine di tanti disturbi
I microrganismi presenti nell'intestino umano svolgono numerose funzioni, che vanno dalla modulazione del sistema immunitario all'inibizione della crescita di batteri nocivi, fino alla cooperazione al processo digestivo. È importante dunque che il loro equilibrio non si alteri, per questo occorre assumere cibi che ne favoriscano la composizione e seguire corretti stili di vita, come sottolinea Mauro Rossi dell'Istituto di scienze dell'alimentazione del Cnr
Costituisce un settore di studio di grande interesse per la medicina e svolge importanti funzioni metaboliche e immunitarie, proteggendoci dall'attacco dei patogeni. È il microbiota intestinale, l'insieme dei microrganismi che abitano l'intestino umano e aiutano l'organismo a svolgere le funzioni quotidiane. “Per lungo tempo si è ritenuto che avesse un ruolo non essenziale, di 'spazzino', ma nel secolo scorso sono state riconosciute alcune sue attività rilevanti, associate al metabolismo degli acidi biliari e all'assorbimento delle vitamine liposolubili”, chiarisce Mauro Rossi dell'Istituto di scienze dell'alimentazione (Isa) del Consiglio nazionale delle ricerche. “Nell'uomo, la comunità del microbiota intestinale è composta da circa mille specie di microorganismi, con una distribuzione altamente variabile lungo il tratto digerente e un numero totale di batteri intestinali che può raggiungere il numero di 1015 organismi, con un rapporto con le cellule umane vicino a 1:1. Oggi sappiamo inoltre che un gran numero di processi biologici è influenzato dal microbiota e che la sua manipolazione tramite la somministrazione di probiotici (microrganismi contenuti in determinati alimenti o integratori che rafforzano l'ecosistema intestinale) e prebiotici (sostanze non digeribili contenute in natura in alcuni alimenti) produce benefici sulla salute”.
La formazione del microbiota intestinale coincide con la nascita. “I mammiferi nell'utero materno hanno un intestino completamente sterile, una sua iniziale colonizzazione da parte dei batteri avviene durante il parto: il canale del parto è ricco dei microorganismi materni, che quindi si trasferiscono al bambino, iniziando l'attività di colonizzazione; segue quindi un aumento del microbiota e una sua diversificazione nei primi mesi di vita ad opera dell'ambiente e dell'alimentazione”, spiega il ricercatore del Cnr-Isa. “L'acquisizione del microbiota è fondamentale per il corretto sviluppo anatomico e funzionale del sistema immunitario”.
Estremamente importante è l'attività svolta da questa popolazione di microbi nella risposta immunitaria. “La mucosa intestinale rappresenta il principale organo immunitario del corpo umano. Studi recenti dimostrano che il microbiota produce composti chimici frutto del metabolismo, i cosiddetti metaboliti secondari, in grado di incidere positivamente sull'immunità dell'ospite”, continua Rossi. “Esso contrasta inoltre la colonizzazione da parte dei microrganismi patogeni, rappresenta un'importante ostacolo fisico alle infezioni dell'intestino e contribuisce al mantenimento dell'integrità della barriera epiteliale della mucosa attraverso l'attivazione di diversi meccanismi molecolari e cellulari”.
E fondamentale è anche che il microbiota mantenga la stabilità delle proprie funzioni, per garantire l'equilibrio fisiologico dell'organismo ed evitare la perdita di importanti attività biochimiche, oltre che lo sviluppo di particolari patologie. “La cosiddetta disbiosi, lo squilibrio microbico causato da una crescita eccessiva di batteri 'cattivi' all'interno dell'intestino, può essere determinata da fattori ambientali e alimentari quali, per esempio, il passaggio dalla Dieta mediterranea a un'alimentazione caratterizzata da un ridotto apporto di carboidrati complessi, necessari per la crescita di specifici gruppi microbici intestinali. Ma anche l'assunzione di antibiotici può alterare in modo significativo e persistente la comunità microbica”, precisa l'esperto. “A indebolire il potenziale protettivo del microbiota rispetto al passato sarebbero inoltre le migliorate condizioni igieniche della popolazione: si ritiene che alcune malattie endemiche delle società industrializzate siano il risultato di un'esposizione ridotta ai microbi. L'ipotesi dell'igiene appare giustificare l'aumento di differenti forme di allergie, di disturbi su base autoimmune e delle malattie infiammatorie intestinali (Ibd-Inflammatory bowel disease), come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. Le Ibd rappresentano l'archetipo della malattia mediata da un'alterazione nel microbiota, in quanto la loro origine è in parte legata a una risposta immunitaria verso un alterato microbiota intestinale. La disbiosi è coinvolta anche nella celiachia, caratterizzata da intolleranza verso il glutine del grano”.
Per mantenere in equilibrio il microbiota intestinale è utile seguire alcuni comportamenti. “È consigliabile l'impiego costante di probiotici vivi, sia lattobacilli che bifidobatteri, contenuti nello yogurt e in altri tipi di latte fermentato. Raccomandata è anche l'assunzione di fibra alimentare, costituita da carboidrati non digeribili da parte del nostro organismo ma metabolizzabili dal microbiota, come quella presente nei cereali integrali, nella frutta secca e nei semi di lino”, conclude Rossi. “Va poi evitato l'uso non necessario di antibiotici. Anche l'attività fisica ha effetti positivi, è stata infatti dimostrata una differenza significativa nel profilo del microbiota intestinale tra individui con stile di vita attivo e persone sedentarie”.
Fonte: Mauro Rossi, Istituto di scienze dell'alimentazione del Cnr, Avellino, email mauro.rossi@isa.cnr.it
Rappresentazione di un intestino umano