Ritratto di un padre tra prosa e poesia
È collocabile in una terra di mezzo tra prosa e poesia 'Geologia di un padre', il libro con cui Valerio Magrelli, scrittore e docente di Letteratura francese all'Università di Cassino, ricostruisce la figura del babbo Giacinto, morto qualche tempo fa e colpito negli ultimi anni di vita dal Parkinson
È collocabile in una terra di mezzo tra prosa e poesia 'Geologia di un padre', il libro con cui Valerio Magrelli, scrittore e docente di Letteratura francese all'Università di Cassino, ricostruisce la figura del babbo Giacinto, morto qualche tempo fa e colpito negli ultimi anni di vita dal Parkinson. Il ritratto dell'ingegnere e disegnatore (il libro si apre con alcuni sue belle illustrazioni) emerge attraverso una storia che ne ricostruisce la figura a ritroso, alternando immagini e sensazioni, entrambe estremamente incisive.
Il volume nasce da una lunga gestazione: è frutto infatti della riorganizzazione degli appunti che il docente romano ha raccolto negli ultimi dieci anni su foglietti sparsi e che si trasformano in una miniera preziosa di spunti. Assai più utili dei diari del genitore che l'autore ritrova casualmente e per i quali confessa, però, di non provare alcun interesse, tanto da metterli da parte dopo averne letto solo poche pagine perché, scrive: "L'unico documento sono io: la carta moschicida del ricordo".
Scorrendo il libro, composto da 83 capitoli, come gli anni vissuti dal padre, si trovano definizioni taglienti ma efficaci, come: "Mio padre era un pessimista praticante" o, a proposito dei suoi frequenti scatti di rabbia nelle situazioni più varie: "Non so come sia arrivato sano e salvo fino a ottantatre anni. Certo non lo vidi mai tollerare un affronto. Era il suo lato splendido e insensato, fantastico, brutale, leggendario".
Intensa è anche la descrizione della scoperta della malattia che irrompe improvvisa una notte in cui l'uomo, già anziano, viene colpito da una febbre alta: "Arrivai che era in trance, sorridente, pacato e insieme perfettamente lontano... Un essere fasciato e inerte, un corpo arreso agli altri, l'aria beata e distante. E proprio di quella distanza vorrei parlare, quella distanza che diventò malattia, invadendo lentamente la sua vita nel giro di pochi mesi... Mio padre si accinse ad entrare nella terra di Parkinson". Il racconto del padre malato prosegue: "Ci sarebbe un'immagine poetica: il padre anziano come una scorza. Il vecchio che si secca come una corteccia che si stacca dal tronco dell'albero. Ma preferisco pensare a una tessera smagnetizzata".
Pian piano la patologia trasforma Giacinto che "spesso vaneggiava, ma anche quando era in sé, benché conservasse una velata lucidità, non gli riusciva più di concentrarsi". Da "camminatore instancabile" si trasforma in un uomo che incede con "l'andatura tremolante e robotica, a scatti, passettini, vibrazioni". Diventa cieco perché "l'onda degli ictus, avanzando, aveva finito per lambire il suo sistema visivo. L'occhio restava perfetto, ma ormai la trasmissione degli impulsi risultava interrotta". E infine perde anche la capacità di esprimersi: "Il linguaggio era fuggito via, abbandonandolo con pochi residui inutilizzabili".
Un'opera che propone pagine brucianti, con episodi solo schizzati mescolati ad altri descritti dettagliatamente. Giacinto veste di volta in volta i panni di ufficiale ventenne che combatte nella Seconda guerra mondiale, di padre insolito, di appassionato disegnatore progettista, di vecchio malato, che alla fine si congeda dalla vita, lasciando Magrelli "orfano ad honorem e padre a sua volta".
titolo: Geologia di un padre
categoria: Narrativa
autore/i: Magrelli Valerio
editore: Einaudi
pagine: 160
prezzo: € 18.00