Tira una brutta aria
La segnalazione in tempo reale di cattivi odori nell'aria da parte dei cittadini, mediante l’app del progetto Nose del Cnr, consente di attivare campionamenti sul territorio e giungere alla sorgente emissiva per prevenire fenomeni indesiderati e ridurre le molestie olfattive. Di questo innovativo sistema di controllo parla Paolo Bonasoni dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima
L’olfatto, il più antico dei cinque sensi dell’uomo, deputato alla percezione di stimoli spesso invisibili e inebrianti, è soggettivo. Negli esseri umani ci sono circa 400 tipi di ricettori olfattivi e relativi geni, e ognuno ha un repertorio che differisce da individuo a individuo. Negli organismi viventi, raccoglie informazioni vitali e immediate sull’ambiente: ci influenza emotivamente, psicologicamente e fisicamente. “L’interazione di alcuni composti chimici presenti nell’aria con i recettori olfattivi danno luogo alla sensazione che chiamiamo odore, innescando risposte emotive e anche sociali”, conferma Paolo Bonasoni dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr. “L’odore è riconosciuto come un parametro ambientale essenziale nel determinare la qualità della vita, sebbene ancora non lo sia a livello normativo. Esistono molecole moleste o miasmi che incidono negativamente sulle persone che le subiscono”.
Benché non tutti i miasmi siano riconducibili strettamente a rischi tossicologici, la loro molestia è considerata compatibile con la definizione di danno alla salute rilasciata dal World Health Organization, l’Agenzia delle Nazioni Unite per la protezione della salute. “Questi odori sono riconducibili per lo più a emissioni da impianti petrolchimici, trattamento rifiuti, allevamenti, produzioni industriali e ristorazione, che hanno l’impegno di utilizzare le Best Available Technology (Bat), le migliori soluzioni tecniche e gestionali per assicurarne il controllo e garantire bassi livelli di emissioni inquinanti”, prosegue il ricercatore. "Quando questo non avviene, le emissioni dirette o fuggitive rendono l’aria irrespirabile, in particolare per chi si trova in aree non lontane. Il principio del loro controllo è fondamentale nell’Unione Europea, ma spesso non viene applicato sufficientemente, perché non vi sono standard internazionali che fissino i valori limite delle concentrazioni orarie per alcuni importanti composti odorigeni, quali l’idrogeno solforato, gli idrocarburi non metanici e il benzene, quest’ultimo classificato dall’International Agency for Research on Cancer (Iarc) come cancerogeno”.
Le nuove tecnologie permettono oggi alle agenzie ambientali di intervenire più velocemente, con controlli mirati. “Per rispondere a un problema relativo ai miasmi olfattivi riscontrato in Aree a elevato rischio di crisi ambientale (Aerca) della Sicilia, il Cnr ha realizzato un sistema di monitoraggio partendo dalla raccolta delle segnalazioni dei cittadini che vi sono soggetti”, sostiene Bonasoni. “È nato così nel 2019, in collaborazione con Arpa Sicilia, il progetto di ricerca operativo Network for Odour Sensitivity (Nose), a supporto delle attività di controllo del territorio, che prende l’avvio dalle segnalazioni di cattivo odore nell’aria. L’area è quella del polo petrolchimico, tra i più grandi d’Europa, che da Siracusa raggiunge Augusta, passando per Priolo e Melilli”.
Nose è stato recentemente attivato anche nelle aree di Sulmona e Teramo ed è stato alla base della preparazione del volume "Molestie olfattive. Studi, metodi e strumenti per il controllo" (Ets), presentato lo scorso aprile presso la sede del Cnr, alla cui stesura hanno contribuito vari autori del mondo della ricerca, dell’università, della sanità e dell’ambiente.
Nell’ambito del progetto siciliano, per segnalare in tempo reale, è stata realizzata una WebAPP che i cittadini possono scaricare dal sito. “Sono 13mila quelle registrate fino allo scorso dicembre. Grazie alla realizzazione di un tool di modellistica meteorologica, a ogni segnalazione il sistema associa una back-trajectory, cioè una traiettoria a ritroso compiuta dalla massa d’aria, che consente di tracciarne il percorso e la provenienza, incrociando queste informazioni con quelle fornite dalle centraline Arpa e con il meteo locale. Il sistema è stato poi interfacciato con una serie di campionatori, dislocati in punti strategici, in grado di aspirare in appositi contenitori l’aria analizzata successivamente per via chimica e olfattometrica. In pratica, si cercano ‘le impronte digitali’ degli odori, che possano dare indicazioni sulla fonte responsabile”, conclude l’esperto.
Fonte: Paolo Bonasoni, Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima, p.bonasoni@isac.cnr.it