Narrativa

Perdere e ritrovare “la metà del cielo”

di Marco Ferrazzoli

Angelo Ferracuti racconta con sobrietà una dolorosa storia intima e autobiografica: la moglie Patrizia morta a 42 anni per un cancro fulminante e incurabile, la solitudine con due figlie, l'omonimo nonno che si uccise in manicomio, la fuga nell'alcool. Eppure la vita offre occasioni inopinate e, da due famiglie distrutte, ne nasce una nuova. La narrazione mescola amore giovanile e impegno politico, fughe dalla provincia e ritorni, l'altalena tra il dolore e la ricostruzione

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Per comprendere meglio “La metà del cielo” è utile conoscere qualcosa del suo autore, Angelo Ferracuti: un minuto, signorile e giovanile 59enne che si presenta in toni e modi sobri, da buon marchigiano qual è (e quale si dichiara con la sua leggera inflessione). Parla – e scrive – in modo altrettanto modesto, senza darsi le arie che la notorietà di giornalista e scrittore indurrebbero in una persona di impianto morale e caratteriale diversi. Lo ha dimostrato come relatore all'ultima edizione del Festival del giornalismo culturale nella mattinata svoltasi all'Abbadia di Fiastra, lo ha confermato in una struggente intervista sul suo ultimo libro andata in onda il 31 ottobre a “Fahreneit” su Rai Radio Tre.

Ferracuti è noto per i reportage da vari luoghi dell'Italia e del mondo che scrive per magazine quali La Lettura e Il Venerdì e sui quali, riferendosi al paese dove vive, ha ironizzato esattamente dieci anni fa in un libro intitolato “Viaggi da Fermo”. Ne “La metà del cielo”, invece, racconta una storia profondamente intima e autobiografica che potremmo definire un “outing”. Questo genere letterario non è nuovo ma attualmente conosce un particolare successo: disagi, malattie, tradimenti, crisi personali e professionali, fallimenti esistenziali sono un plot stilizzatissimo nei social ma anche nei talk televisivi e in letteratura, narrativa o saggistica.

Solo la modestia e la sobrietà stilistica consentono a Ferracuti di non lambire mai l'ostentazione, il compiacimento narcisistico che vizia parte di questa produzione. L'autore racconta come la moglie Patrizia sia morta a soli 42 anni, lasciandolo con due figlie adolescenti, incerto, addolorato, sgomento e ossessionato dai fallimenti, economici e non, che lo segnano quasi come uno stigma genetico: l'omonimo nonno si uccise infatti in manicomio a soli 32 anni dopo essere stato esposto all'ignominia del protesto per un debito non saldato da un amico.

Ce ne sarebbe a sufficienza per cedere, lasciarsi andare, disperarsi definitivamente. Ma Ferracuti mostra come la vita, se si ha la forza per affrontarla, offra occasioni inopinate: nel suo caso, un secondo matrimonio con una vedova, che consente di ricostruire una nuova famiglia dalle due che erano state distrutte. La narrazione mescola, come fa la memoria, esperienze reali e interiori diverse: la stagione esaltante dell'amore giovanile e dell'impegno politico ma anche l'onnipotenza devastante della morte e, soprattutto, il senso di vuoto assoluto che lascia; le fughe dalla dimensione talvolta asfissiante della provincia, compiute anche attraverso la deriva alcolica, e i ritorni nella piccola comunità; lo strazio e il calore delle relazioni personali; lo strappo che la mancanza di una persona provoca e la pulsione di vita che pretende di andare oltre, magari attraverso una nuova figura affettiva. Insomma, l'altalena emotiva ed esistenziale tra il dolore e la ricostruzione.

Va detto che i grandi dolori, quale quello provocato da un cancro fulminante e incurabile che porta via una giovane moglie e madre, non sempre consentono di saldare tra loro i sopravvissuti. Anche solo scorrendo alcuni casi di cronaca recente, ricordiamo la vedova del regista Carlo Vanzina, Lisa Melidoni, che contesta al cognato Enrico di aver dato alle stampe per Harper Collins “Mio fratello Carlo”, sostenendo che tra i due intercorresse “solo una frequentazione professionale”. Oppure Anita Facca, l'86enne di Pordenone che nei propri manifesti funebri ha fatto scrivere che al funerale “non è gradita la presenza della figlia e del genero”. Come può guardare al futuro chi, come Consiglia La Malva, ha visto morire marito e figlia di sei anni sull'auto in fiamme che la precedeva? Come possono fidarsi ancora della vita parenti e amici di Lorenzo Lughi e Lorenzo Guarnieri, stesso nome, stessa squadra di basket, stessa morte per incidente stradale a nove anni di distanza? Possiamo augurare loro soltanto di trovare almeno un barlume del senso che, in tanto buio e tanta nebbia, Ferracuti è riuscito a trovare e raccontarci.

 

titolo: La metà del cielo
categoria: Narrativa
autore/i: Ferracuti Angelo 
editore: Mondadori
pagine: 216
prezzo: € 18.00

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