Saggi

Ogni calamità è in qualche modo una guerra

Copertina
di Patrizio Mignano

Questa la tesi di Gabriella Gribaudi, storica dell`Università Federico II di Napoli e autrice di “La memoria, i traumi, la storia” (Viella), in cui spiega come questi eventi catastrofici dividano i vissuti delle persone tra un "prima" e un "dopo"

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Gabriella Gribaudi, storica dell`Università Federico II di Napoli e autrice di saggi sulla Seconda guerra mondiale, nel suo ultimo libro “La memoria, i traumi, la storia” (Viella) spiega come terremoti, alluvioni e altri eventi traumatici dividano i vissuti delle persone tra un "prima" e un "dopo". Il volume si incentra su due principali oggetti di studio: le memorie pubbliche e individuali legate alla Seconda guerra mondiale in Europa e quelle connesse alle catastrofi naturali. Un saggio quindi utile anche per riflettere su come elaborare il trauma della pandemia che stiamo vivendo e che, secondo l'autrice, ha tutte le caratteristiche delle "catastrofi naturali" del passato.

Nelle testimonianze di chi ha vissuto le catastrofi, l'analogia con la guerra ricorre spesso. Nel caso dei bombardamenti e dei terremoti, c`è un'istantanea mnemonica simile che racchiude lo shock della perdita e dello smarrimento. Ad esempio, le testimonianze degli abitanti di Amburgo distrutta dalle bombe nel 1943 non sono molto diverse da quelle degli abitanti di Laviano, paese dell'Irpinia raso al suolo da un sisma nel 1980. Un'altra tendenza comune è quella dell'ostilità. Nella guerra c'è un nemico riconoscibile, un'offesa che si protrae nel tempo; ma anche nel caso dei disastri naturali capita che emergano le responsabilità di chi non ha costruito le case a norma; per un'emergenza sanitaria come nel caso del coronavirus il “nemico” può diventare chi non ha preso le misure adeguate a tutelare la salute pubblica.

Quello che viviamo in questi giorni col Covid-19 presenta, rispetto al paradigma della catastrofe, analogie ma anche piccole differenze: “Per estensione territoriale va anche oltre i terremoti o le alluvioni, che sono circoscritti a un territorio. E inoltre mostra dei tratti inediti, dal momento che ci misuriamo non con rovine materiali, ma con un altro genere di macerie, quali la grave crisi economica, l'isolamento delle persone, la sospensione delle relazioni sociali che domani recupereremo ma non sappiamo ancora in quale forma”, afferma l'autrice in un'intervista su Repubblica. Anche questa esperienza però è molto simile a ciò che si vive in guerra. “Un tratto ricorrente nelle testimonianze dei famigliari delle vittime è l'angoscia di non aver potuto dare degna sepoltura ai propri cari”. Un'altra caratteristica specifica della catastrofe in atto “è che stiamo perdendo una generazione e la sua memoria. Su questo occorrerà lavorare e ci potrà servire il modello dal basso emerso dopo la Seconda guerra mondiale: la memoria non solo degli eroi, ma di tutte le vittime senza distinzione, donne, bambini, vecchi, gente comune”.

In conclusione, l'autrice con il suo testo mette in guardia da alcune tentazioni voyeuristiche in cui cadono gli storici dei "trauma studies", secondo cui “Il disastro spaventa e affascina quando l`oggetto di osservazione è lontano”. Il Coronavirus infatti “annulla questa distanza”.

titolo: La memoria, i traumi, la storia
categoria: Saggi
autore/i: Gribaudi Gabriella
editore: Viella
pagine: 310
prezzo: € 27.55