Si è concluso 'Futmon', il più grande progetto 'Life+' mai finanziato dall'Unione Europea, finalizzato a fornire un quadro aggiornato dello stato di salute delle foreste in Europa. L'inmiziativa ha coinvolto 23 Paesi e 38 istituzioni tra cui - per l'Italia - il Corpo forestale dello stato, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura e il Cnr, attraverso l'Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise), l'Istituto di biologia agro ambientale e forestale (Ibaf) e l'Istituto di ricerca sulle acque (Irsa).
Il progetto, i cui risultati sono stati presentati ufficialmente a Bruxelles il 21 giugno scorso, ha portato alla revisione e al miglioramento della rete di monitoraggio forestale su tutto il territorio europeo. Il sistema creato nel 1995, attualmente basato su 300 aree di studio approfondito e intensivo, 22 delle quali in Italia, ha permesso di acquisire informazioni importanti sulla risposta dei diversi ecosistemi forestali ai cambiamenti climatici, sulla crescita delle foreste e la conservazione della biodiversità, sugli effetti delle attività antropiche.
In particolare, il Cnr ha avuto il ruolo di analizzare le deposizioni 'umide' (da pioggia e neve) di inquinanti e altre specie chimiche, di effettuare analisi sui suoli, sui nutrienti fogliari e su altre componenti vegetali. "I risultati del monitoraggio mostrano che in almeno un terzo delle aree individuate la salute degli alberi è peggiorata, complici l'aumento delle siccità e delle temperature estive che ha interessato l'Europa centrale negli ultimi dieci anni", afferma Giorgio Matteucci, ricercatore Ibaf-Cnr. "Agli effetti dei cambiamenti climatici si aggiungono poi quelli dell'inquinamento, come la diffusa deposizione di azoto dovuta alla pioggia, che se da un lato favorisce la crescita degli alberi dall'altro provoca il rilascio di azoto nelle acque sotterranee. Sono stati riscontrati anche cambiamenti significativi nella vegetazione del sottobosco e nella diversità dei licheni".
I dati raccolti documentano inoltre che le foreste europee aiutano a contrastare i cambiamenti climatici, assorbendo approssimativamente il 10% delle emissioni in atmosfera di carbonio prodotto in Europa. "Da tutti i partner è giunto univoco l'appello a garantire l'operatività e la continuità di questa grande rete", aggiunge Aldo Marchetto dell'Ise-Cnr, "il monitoraggio a lungo termine rappresenta infatti uno strumento fondamentale per lo studio degli ecosistemi forestali".
Fonte: Aldo Marchetto, Istituto per lo studio degli ecosistemi, Pallanza Verbania , email a.marchetto@ise.cnr.it - Giorgio Matteucci, Ibaf - Istituto di biologia agroambientale e forestale, tel. 06/90672533