Patologie come la febbre gialla, la febbre del Nilo e la dengue - all'origine delle quali vi è la proliferazione di 'flavivirus' - compaiono con sempre maggiore frequenza anche in aree tradizionalmente considerate non a rischio quali l'America del Nord, il Canada e l'Europa.
Se il rimedio più antico ed efficace contro tali infezioni in molti casi fatali rimane la lotta al loro principale fattore di trasmissione, le zanzare, un nuovo approccio proviene dallo studio di due ricercatori della sezione di Milano dell'Istituto di biofisica (Ibf) del Cnr, che ha portato all'individuazione di molecole in grado di arrestare la proliferazione degli agenti patogeni grazie alla loro affinità con alcuni enzimi del virus, agendo dunque come farmaci antivirali.
Il risultato, svolto nell'ambito del progetto europeo 'Vizier', si concentra in particolare sulla struttura dell'enzima responsabile della replicazione del virus 'kunjin', anch'esso appartenente alla famiglia dei 'flavivirus'. Tramite tecniche di cristallografia a raggi X è stata studiata in dettaglio la struttura di tale enzima, detto 'elicasi', il cui ruolo è quello di consentire lo 'srotolamento' e la separazione del doppio filamento dell'Rna virale permettendo così al virus di moltiplicarsi all'interno delle cellule dell'organismo ospite. Si è potuto così identificare una molecola deputata a 'prendere il posto' dell'Rna virale all'interno dell'enzima stesso, riuscendo così a bloccare uno dei meccanismi di replicazione del virus.
"L'azione contro l'elicasi può avvenire sia inibendo direttamente l'enzima con molecole omologhe all'Atp (Adenosima trifosfato), di cui l'enzima si nutre, sia utilizzando molecole che 'prendano il posto' dell'Rna, impedendo così il legame dell'elicasi con l'Rna virale, ed è questa la strada che abbiamo deciso di perseguire, anche in considerazione del fatto che la prima soluzione potrebbe interferire con il metabolismo umano", afferma Eloise Mastrangelo, dell'Ibf-Cnr, che assieme al collega Mario Milani è autrice del brevetto. "I nostri studi hanno mostrato una buona attività antivirale su cellule infettate specificatamente con i flavivirus di febbre gialla, dengue, encefalite giapponese, encefalite tick-borne, evidenziando che la somministrazione di tale molecola potrebbe curare numerose malattie differenti".
Lo studio dei due ricercatori, intrapreso nel 2009 e oggi sfociato in un brevetto europeo, ha già sollevato l'interesse per la messa a punto di un farmaco specifico. Studi sugli esseri umani sono previsti entro il 2011.
Fonte: Eloise Mastrangelo, Istituto di biofisica, Milano, tel. 02/50314898 , email eloise.mastrangelo@unimi.it