Vita Cnr

Spiegata l'alluvione di New Orleans

New Orleans dopo l'alluvione
di Francesca Gorini

L'eccezionale piena del Mississippi, registrata nel 2011, ha fornito l'occasione per monitorare il flusso dei sedimenti costieri del fiume e comprendere le dinamiche geomorfologiche di un territorio a forte rischio. I risultati in uno studio partecipato dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr
 

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Le immagini dell'inondazione di New Orleans che nel 2005 hanno fatto il giro del mondo, seguite nel 2011 da quelle altrettanto impressionanti della piena del Mississippi River, hanno rivelato la grave situazione di rischio del territorio intorno al delta del fiume della Louisiana, una zona che da anni si sta deteriorando a causa delle strutture di controllo (dighe e argini), che non permettono ai sedimenti di distribuirsi lungo le coste.

Le dinamiche fluviali e i suoi effetti sull'evoluzione della fascia costiera sono al centro dello studio 'Linking the historic 2011 Mississippi River flood to coastal wetland sedimentation' pubblicato su 'Nature Geoscience', a cura di un gruppo di ricerca internazionale di cui ha fatto parte anche l'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima (Isac) del Cnr di Roma. La ricerca era finalizzata a comprendere le caratteristiche morfodinamiche del territorio, integrando l'analisi del flusso di sedimenti fluviali con dati acquisiti da satellite.

"La piena del Mississippi River avvenuta nella primavera del 2011, al di là dei suoi effetti catastrofici sulla popolazione, ha rappresentato un caso geologicamente significativo per l'evoluzione del delta, che ha permesso di monitorare la dinamica dei sedimenti uscenti sia dal fiume sia dal suo effluente Atchafalaya River, che riceve circa il 30% del flusso", spiega Federico Falcini dell'Isac-Cnr, coautore dello studio. "Il confronto di questi due sistemi ha consentito di evidenziare differenze significative che spiegherebbero l'anomalia: l'incapacità di ripascimento del delta da parte del sedimento fluviale".

Monitorando il flusso e la concentrazione di sedimenti con l'utilizzo di dati da satellite si è infatti osservato che alla foce del Mississippi viene generato un 'filamento' di acqua fluviale capace di mantenere la sua struttura idrodinamica senza mescolarsi con le correnti costiere. Dati oceanografici raccolti durante la piena nel filamento, pianificati grazie alle informazioni da satellite, hanno quindi confermato l'efficienza del getto nel trasportare il materiale a largo.

"La conseguente analisi dell'aggradazione verticale di sedimento fluviale lungo le zone costiere della Louisiana, relativo alla fase di piena, ha ulteriormente rafforzato tale ipotesi. Con l'utilizzo dell'elicottero si sono campionate quasi simultaneamente le aree interessate, riconoscendo e quantificando la presenza di sedimento che è risultato quasi assente nel delta del Mississippi" prosegue il ricercatore.

La complementarità di queste misure ha posto le basi per l'elaborazione di un modello di rilevante importanza per la pianificazione di restauri delle zone deltizie. Le ragioni del mancato mescolamento fra filamento fluviale e dinamiche costiere - che distribuirebbero il sedimento lungo le coste - sono da ricercare a monte della foce, nell'interazione tra il flusso del fiume, il suo letto e i suoi argini. I risultati ottenuti forniscono un legame, basato su principi di meccanica dei fluidi, dinamica dei sedimenti e dinamiche costiere.

Fonte: Federico Falcini, Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima, Roma, tel. 06/49934309 , email F.Falcini@isac.cnr.it -

Per saperne di più: - dx.doi.org/10.1038/ngeo1615