Il consorzio della plasticità (cerebrale)
L'Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa è coinvolto nel progetto 'Plasticise'. L'iniziativa di ricerca europea mira a individuare nuove forme di recupero funzionale del cervello adulto colpito da ictus, morbo di Alzheimer, lesioni del midollo spinale e altre forme di danno
Si chiama 'Plasticise Consortium' ed è finalizzato a individuare nuove forme di recupero funzionale del cervello adulto, così da consentire una migliore riabilitazione in caso di ictus, morbo di Alzheimer, lesioni del midollo spinale e altre forme di danno cerebrale.
Nel progetto di ricerca internazionale nato come programma cooperativo, finanziato su iniziativa della Commissione europea e varato nel dicembre 2008, l'Istituto di neuroscienze (In) del Cnr di Pisa svolge un ruolo chiave. "Le malattie neurodegenerative sono le principali cause di disabilità cronica in Occidente, ma il ripristino funzionale può essere raggiunto in una certa misura attraverso la naturale plasticità del sistema nervoso centrale (Cns), opportunamente sollecitato", spiega Tommaso Pizzorusso, team leader del gruppo di ricerca pisano.
Alla base del progetto, la convinzione che la plasticità permette la formazione di nuove connessioni nervose funzionali delle cellule e l'inibizione di quelle inadeguate, oltre a modulare la forza sinaptica, perrmettendo di bypassare i danni e consentendo in molti casi un recupero importante.
"A partire dal 2011 numerose scoperte hanno avuto un impatto significativo sul trattamento di malattie neurodegenerative e il nostro team, in collaborazione con altri centri di ricerca europei, ha studiato le reti perineuronali (Pnn), ovvero quelle strutture della matrice extracellulare responsabili dei limiti della plasticità nel cervello adulto e del midollo spinale", prosegue Pizzorusso. "Più nello specifico, è stato dimostrato che la rimozione delle Pnn riattiva la plasticità in diverse strutture cerebrali e, quindi, può essere una buona linea di ricerca per nuove terapie. Questa prova costituisce il punto di partenza concettuale per impedire il deterioramento cognitivo e ridurre, di conseguenza, gli effetti delle malattie neurodegenerative".
All'interno di questo ambito il team pisano studia la plasticità nel sistema visivo e i risultati hanno mostrato che la degradazione di questi fattori nel cervello adulto può far ricomparire le forme di elevata plasticità tipiche della corteccia visiva in sviluppo.
Ma quali sono gli sviluppi e quali i risultati attesi? "Il più interessante è al momento l'adattamento dei protocolli investigati nella corteccia visiva ad altri aspetti neuropatologici come il recupero funzionale dagli effetti di un ictus che colpisca le aree corticali motorie", conclude il ricercatore dell'In-Cnr. "I risultati mostrano che gli animali con ictus in cui è stata effettuata la rimozione delle Pnn danno una risposta più efficace alla riabilitazione, con un significativo miglioramento funzionale. Ci aspettiamo quindi che le ricerche del nostro gruppo e del consorzio Plasticise possano portare a elaborare trattamenti farmacologici e riabilitativi con efficacia nei modelli di ictus e di malattie neurodegenerative".
Fonte: Tommaso Pizzorusso, Istituto di neuroscienze, Pisa, tel. 050/3153167 , email tommaso@in.cnr.it