Dopo anni di lavoro, il genoma del pomodoro, una sequenza di Dna lunga circa 900 milioni di basi - poco più di un quarto del genoma umano - è stato decodificato. Il risultato è stato pubblicato con grande risalto nell'ultimo numero di 'Nature'. Al progetto, lanciato nel 2003 con la costituzione del 'Tomato genome consortium', hanno lavorato più di 300 ricercatori in 90 laboratori di 14 paesi. Tra gli italiani, due gruppi del Cnr: uno dell'Istituto di tecnologie biomediche (Itb) di Segrate, l'altro dell'Istituto di genetica vegetale (Igv) di Portici.
"L'Istituto di tecnologie biomediche ha partecipato al sequenziamento ultramassivo dei trascritti di diversi stadi di maturazione del pomodoro", spiega Gianluca De Bellis che ha guidato il gruppo composto da Clelia Peano e Fabio Fuligni. "Il nostro lavoro ha permesso l'identificazione di molti geni importanti per le caratteristiche organolettiche del vegetale, contribuendo al corretto assemblaggio dell'intero Dna e all'identificazione delle regioni genomiche funzionalmente importanti. Il gruppo di sequenziamento ultramassivo del nostro Istituto è il primo costituito in Italia, è attivo dal 2005 ed è formato da 13 persone impegnate nello sviluppo e nell'applicazione della parte sperimentale e della bioinformatica delle tecnologie 'next generation sequencing'".
L'analisi della mappa del genoma del pomodoro promette grandi passi avanti nella comprensione della biologia delle piante e della loro storia evolutiva. Il confronto della sequenza del Dna del pomodoro coltivato (Solanum lycopersicum) con le sequenze della specie selvatica progenitrice (Solanum pimpinellifolium) e di altre specie appartenenti alla famiglia delle solanacee (patata, melanzana, peperone, tabacco, etc.) potrebbe rivelare i processi evolutivi che hanno generato la straordinaria diversità di queste piante e la loro capacità di adattarsi agli ecosistemi più diversi.
La mappa del genoma del pomodoro, inoltre, dovrebbe essere di grande aiuto a genetisti e biologi molecolari nell'identificare i geni e le vie intracellulari che regolano specifiche proprietà di questo frutto: il suo sapore, la consistenza, il tempo di maturazione, la resistenza a cambiamenti climatici o all'attacco d'insetti e parassiti. Questi risultati potrebbero avere impatto, sulla selezione di nuove varietà destinate alla produzione del frutto. Conoscere la posizione dei geni nel genoma e i tratti somatici che essi controllano aiuta a progettare incroci 'mirati': ottenere varietà di pomodoro che assicurino un'elevata qualità, mediante le tecniche tradizionali di riproduzione e selezione delle piante.
Fonte: Gianluca De Bellis, Istituto di tecnologie biomediche, Segrate, tel. 02/26422764 , email gianluca.debellis@itb.cnr.it