La carenza di latrine e fognature la contaminazione da batteri patogeni e virus sono alla base della proliferazione di malattie come colera, dissenteria, epatite, poliomielite, tifo e di malattie tropicali trascurate, tra cui tracoma, parassitosi intestinale e schistosomiasi, che portano alla morte 840mila persone all'anno, di cui 1.000 bambini al giorno al di sotto dei cinque anni. L'assenza di servizi igienici e di reti idriche determina rischi per la salute umana soprattutto nei Paesi dell'Africa Subsahariana. Analoghe criticità riguardano anche i tre miliardi di persone che non dispongono in casa delle infrastrutture per lavarsi le mani. “Dal Duemila ad oggi 2,1 miliardi di persone hanno ottenuto per la prima volta l'accesso a servizi igienici di base. Ma anche qui permangono gravi diseguaglianze”, prosegue il ricercatore. “L'80% delle persone prive di accesso all'acqua potabile vive in aree rurali, senza reti idriche controllate e nel 70% dei casi non dispone di un bagno. Peggiore, poi, è la situazione igienica nei Paesi coinvolti da lungo tempo in conflitti, dove i bambini sotto i 15 anni hanno una probabilità tre volte maggiore di morire per malattie diarroiche per la violenza bellica in sé”. “Water Under Fire”, il rapporto Unicef che analizza i tassi di mortalità in 16 Stati colpiti da conflitti prolungati, conferma che i bambini al di sotto dei 5 anni hanno probabilità 20 volte maggiori e morire per diarrea che non per effetto della guerra.
Più investimenti nei servizi, igienico-sanitari e nella ricerca sono fondamentali per la gestione della risorsa idrica e per garantire a tutti una qualità delle acque in linea con le aspettative sanitarie, anche nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo e nei territori di conflitto. “Ora più che mai è necessario agire sulla cooperazione internazionale a tutela dell'acqua e sull'equo approvvigionamento sicuro, per affrontare le sfide derivanti dalla crescita demografica e dagli effetti dello sviluppo economico, con conseguenze sull'inquinamento”, conclude Uricchio.
Fonte: Vito Felice Uricchio , Istituto di ricerca sulle acque, Bari, email vito.uricchio@ba.irsa.cnr.it