Saggi

Un’isoletta nella mente

inconsci cervello
di Alessia Bulla

Nel saggio “Molti inconsci per un cervello” (Il Mulino), Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà propongono un viaggio nella storia di conscio, “un contenuto del quale abbiamo esperienza diretta”, e inconscio, “un contenuto del quale non abbiamo esperienza diretta”. La normalità dei processi mentali di cui siamo consapevoli è minima, e a prevalere è proprio il secondo

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“Molti inconsci per un cervello” è il titolo del saggio edito da Il Mulino degli psicologi Paolo Legrenzi e Carlo Umiltà, professori emeriti rispettivamente delle Università di Venezia e di Padova. Al centro, la coscienza, “inafferrabile entità”, di cui è complicato indagare le origini, ma anche l'inconscio, anzi gli inconsci, al plurale, perché non ne esiste solo uno.

Ma cos'è l'inconscio? “Quando si pensava che l'inconscio fosse una piccola isoletta in un mare di processi mentali di cui siamo consapevoli” ci si preoccupava di spiegarne l'eccezionalità, il sorprendente. Ma poi qualcosa è cambiato, perché in realtà “le cose funzionano all'opposto” e la normalità dei processi mentali di cui siamo consci è minima, e a prevalere è proprio lui: l'inconscio. E se gli antichi “davano per scontata la trasparenza dei contenuti della mente”, attribuendo agli dei i sogni premonitori, unica eccezione alla norma, già nel 52 a.C., con la difesa di Tito Annio Milone da parte di Cicerone, abbiamo la prova di qualcosa che sfugge al controllo della coscienza. Per poi arrivare al tempo in cui l'uomo “inventa le macchine e, per la prima volta, l'inconscio emerge”: fino ad allora “nessuno si era mai accorto che i processi mentali producono diversi tempi di reazione rispetto alla comparsa di stimoli nell'ambiente”. La “scoperta” dell'inconscio ha ridimensionato l'uomo sostiene Freud, che ne parla come di una delle più grandi scoperte fatte, paragonabile alle rivoluzioni di Copernico e Darwin, ma è allora che la situazione si capovolge e la domanda diventa: “Come mai alcuni processi mentali sono consci?”.

Nel libro, gli autori propongono un viaggio nella storia di conscio, “un contenuto del quale abbiamo esperienza diretta”, e inconscio, “un contenuto del quale non abbiamo esperienza diretta”, e al fianco della “psicologia ingenua” di Freud collocano Binet, nella cui scia si inseriscono Rorschach e il suo test, il cui successo “è una dimostrazione indiretta di come la mente umana giunga a credere qualcosa che vuole credere, del perché e del come lo desidera”. Parlano poi di sogni e segni, “l'inconscio degli antichi”, che è andato via via scomparendo per essere sostituito “con altre tecniche che permettevano di ricevere messaggi sul futuro che gli stava a cuore”, non più per mezzo degli dei. E per finire “un ultimo tipo di inconscio”, la cui affermazione si deve alle scienze cognitive e alle neuroscienze, perché “Tutte le rappresentazioni che non diventano fuoco dell'attenzione restano al di fuori della coscienza, non diventano consce”.

Gli autori aggiungono a tutto questo, per la prima volta, “l'inconscio artificiale”, che passa attraverso gli schermi dei computer che si utilizzano e che mettono a dura prova il giudizio degli utenti. Inconscio artificiale che però riesce a dare vita a un tipo di “inconscio collettivo” in cui “I singoli sono confortati dalla condivisione di una corrente di opinioni che è semplice, chiara, e che richiede bassi sforzi cognitivi e attentivi”; tanto da ritrovarsi “nella fase iniziale dell'effetto Dunning-Kruger” sdegnandosi “di fronte alla scoperta che un colosso come Facebook aveva prima raccolto e poi ceduto ad altri le informazioni per costruire i profili”. Un inconscio, quello artificiale, nato nel giro di pochi decenni, che ha diverse analogie con quello cognitivo, sviluppatosi con la specie umana, ma proprio per questo, da questo, si allontana molto.

Il volume si conclude con un capitolo dedicato alle “7 trappole” che l'inconscio cognitivo tende alla coscienza e da cui essa cerca, “talvolta inutilmente, di difendersi”. Trappole che sembravano limitare la potenza della “razionalità”, ma che sono state ridimensionate proprio grazie a “una teoria più generale del funzionamento del cervello umano che tiene conto anche dei meccanismi dell'inconscio cognitivo”.

“Molti inconsci per un cervello” conduce così i lettori a cambiare prospettiva, a meravigliarsi di ciò che conosciamo, di ciò che sembra la norma ma che norma non è, a indagare invece quel nostro funzionamento mentale inaccessibile alla coscienza, quasi come un quadro di Pollock, ma non alla conoscenza.

titolo: Molti inconsci per un cervello
categoria: Saggi
autore/i: Paolo Legrenzi, Carlo Umiltà
editore: Il Mulino
pagine: 208
prezzo: € 15.00

  

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