Narrativa

In coma per fuggire dalla vita. E dall'Italia

Il volume Diciassette anni, nove mesi e ventisette giorni
di Rita Bugliosi

"Un martedì mattina ho finto un ictus cerebrale e dalle sette e trenta di quel giorno non mi sono più alzato dal letto". Con queste parole Ibrais Nici Pravan, protagonista di 'Diciassette anni, nove mesi e ventisette giorni', opera dell'attrice, sceneggiatrice e regista Sabrina Paravicini, spiega quanto ha messo in atto per trascorrere in uno stato di 'sospensione' il tempo che lo separa dal compimento del diciottesimo anno

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"Un martedì mattina ho finto un ictus cerebrale e dalle sette e trenta di quel giorno non mi sono più alzato dal letto". Con queste parole Ibrais Nici Pravan, protagonista di 'Diciassette anni, nove mesi e ventisette giorni', opera dell'attrice, sceneggiatrice e regista Sabrina Paravicini, spiega quanto ha messo in atto per trascorrere in uno stato di 'sospensione' il tempo che lo separa dal compimento del diciottesimo anno. Il piano è studiato con cura: una volta divenuto maggiorenne 'resusciterà' e lascerà la sua casa e l'Italia per trasferirsi a Londra.

Per raggiungere il suo scopo il giovane resta 20 secondi in apnea portando il battito cardiaco a una frequenza così bassa da simulare così il coma. Il piano riesce perfettamente, tanto che in ospedale, dove viene immediatamente ricoverato, "pensano non sia cosciente, mi trattano come se fossi un fantoccio, mi lasciano scoperto, mi lavano con acqua fredda, mi hanno messo una flebo per nutrirmi".

Dal suo stato 'finto vegetativo' Ibrais inizia una nuova vita: ha molto tempo per riflettere, ma soprattutto per conoscere meglio i suoi cari, che quando vanno a trovarlo parlano con lui liberamente, certi che il ragazzo non possa ascoltarli. Anche il padre, uomo di solito burbero e introverso con cui Ibrais non ha dialogo, seduto al capezzale del figlio, si apre rivelandogli che l'attuale moglie non è sua madre: la sua vera mamma si chiamava Marja ed è morta quando il giovane aveva cinque anni. "Si è ammalata piano piano, prima i problemi alla tiroide e l'insufficienza renale, poi il fegato distrutto, lavorava nelle basi militari, faceva solo le pulizie ma ci andava tutti i giorni, inalava polvere di uranio impoverito causato dall'esplosione delle bombe e dai proiettili... il tumore si era esteso così tanto, e io temevo addirittura che ti avesse contaminato".

Malgrado la sorpresa e il dolore per questa scoperta, Ibrais comincia ad apprezzare questa insolita situazione: "Posso fare quello che voglio: questa prigionia per assurdo mi sta liberando il cervello. Dentro di me non sono mai stato così libero, così aperto all'universo".

Caratterizzato da uno stile asciutto che mima il parlato, il libro della Paravicini propone in modo originale il tema dell'inquietudine dell'adolescenza, lasciando la fine della storia aperta come le possibilità che questa età offre.

titolo: Diciassette anni, nove mesi e ventisette giorni
categoria: Narrativa
autore/i: Paravicini Sabrina
editore: Edizioni clandestine
pagine: 163
prezzo: € 14.00

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