Il richiamo della foresta
L’immersione nei boschi ha effetti positivi sulla salute, come attestano numerosi studi scientifici. All’origine di tali benefici c’è la nostra familiarità con questi luoghi, che hanno costituito per lungo tempo l'habitat degli esseri umani. Le molecole immesse dalle piante nell’atmosfera poi, svolgono attività di tipo antinfiammatorio, analgesico, antiossidante, antiproliferativo, ansiolitico e antidepressivo. Lo spiegano Federica Zabini e Francesco Meneguzzo dell’Istituto per la bioeconomia del Cnr
Nel 2020 l’Onu ha riconosciuto la frequentazione di ambienti forestali come una pratica di medicina preventiva, con effetti ad ampio spettro sulla salute mentale e fisica, mentre in Italia la Strategia forestale nazionale del 2022 ha incluso per la prima volta la “terapia forestale” tra i servizi socio-culturali delle foreste. Gli effetti benefici sulla salute che derivano dall’esposizione agli ambienti forestali sono noti da decenni, tanto che in alcuni Paesi orientali, Giappone e Corea in primo luogo, la terapia forestale ha un ruolo riconosciuto nella prevenzione, con risultati in termini psico-fisiologici confermati da una crescente produzione scientifica. Negli ultimi anni si sono accumulate evidenze e statisticamente significative sugli effetti positivi dell’immersione nei boschi, anche per periodi di permanenza molto brevi soprattutto per quanto riguarda il benessere psicologico (stress, ansia, depressione) e fisiologico, con effetti positivi a livello dei sistemi cardio-respiratorio e immunitario. Viceversa, è noto che la mancanza di contatto con la natura è un fattore di rischio per la salute mentale. La diffusione dei disturbi di ansia e depressione sta crescendo rapidamente, soprattutto tra i residenti delle aree urbane, e dopo la recente pandemia.
Ma quali sono gli elementi presenti nel bosco in grado di influenzarci positivamente? Alcuni studiosi sostengono che la nostra risposta sensoriale e cognitiva agli stimoli presenti in un ambiente naturale è molto più semplice rispetto a quella che deriva da stimoli artificiali (si parla di fluidità percettiva, ovvero la facilità con cui uno stimolo viene elaborato nel cervello), perché siamo “ottimizzati” per processare gli stimoli di quello che è stato per millenni il nostro habitat. Sarebbe per questo, che alcune caratteristiche naturali, dalle forme frattali degli alberi alla variabilità della luce solare, dai colori al panorama sonoro, ci richiedono un basso livello di attenzione e di carico cognitivo e quindi, ci rilassano.
Oltre a questa “atavica familiarità” con il luogo, però, crescenti evidenze indicano l’importanza delle proprietà dell’aria forestale. Il merito è attribuito a certe molecole emesse dalle piante, i composti organici volatili biogenici (Bvoc), molti dei quali svolgono attività di tipo antinfiammatorio, analgesico, antiossidante, antiproliferativo, ansiolitico e antidepressivo. Fino a tempi recenti le sperimentazioni su tali proprietà si sono limitate ad ambienti controllati di laboratorio, su modelli animali o umani, generalmente a concentrazioni più alte di quelle che si possono trovare in un ambiente naturale. L’Istituto per la bioeconomia (Ibe) del Cnr ha condotto pertanto un’estesa campagna sperimentale presso 39 siti italiani, tra montagna, collina e parchi urbani, durante la quale sono state misurate le concentrazioni nell’aria forestale di queste sostanze, dette monoterpeni, e raccolto contestualmente dati su molte centinaia di partecipanti alle sessioni organizzate insieme al Club alpino italiano.
Questa grande mole di dati ha permesso di isolare l’effetto specifico prodotto dai composti bioattivi dell’aria forestale, dai monoterpeni in particolare, sulla riduzione dei sintomi dell’ansia in un contesto reale, a concentrazioni naturali, dopo un’esposizione di circa 2 ore e mezzo. Ne risulta un effetto significativo. Sulla base di un’analisi statistica condotta in collaborazione con ricercatori dell’Università di Parma, si è determinato che quasi il 30% della riduzione complessiva dei sintomi di ansia era riconducibile alla sola esposizione ai monoterpeni, con un effetto dipendente dalla dose: la prima dimostrazione della funzionalità terapeutica diretta e indipendente offerta dalle foreste rispetto a tali sintomi di ansia. Inoltre, una campagna effettuata presso l’Istituto Pio XII di Misurina (Bl) ha rivelato un effetto significativo dell’inalazione di monoterpeni forestali nel contrasto all’asma adolescenziale.
Il potenziale in termini di miglioramento della salute e di riduzione dei costi sanitari è interessante, considerando gli effetti diretti sulla salute mentale, l’associazione tra disturbi di salute mentale e altre malattie (ad esempio, il rischio cardiovascolare), nonché gli effetti sulle funzioni respiratorie. Migliorare le conoscenze sui nessi di causalità tra foreste e salute non è solo funzionale alla promozione di interventi a carattere preventivo e terapeutico, ma costituisce una base importante per adottare azioni di gestione forestale che consentano di mantenerle e potenziarne le funzioni ecosistemiche anche in virtù di questo “nuovo” servizio. Infine, i risultati conseguiti possono aprire finalmente la strada alle cosiddette “prescrizioni verdi” e offrire un’occasione importante di sviluppo economico e sociale per le terre alte e le aree interne del nostro Paese.
Fonte: Federica Zabini, Istituto per la bioeconomia, federica.zabini@ibe.cnr.it; Francesco Meneguzzo, Istituto per la bioeconomia, francesco.meneguzzo@ibe.cnr.it