Medicina rigenerativa, prospettive e rischi
di Marco FerrazzoliCurare con le cellule staminali? Giulio Cossu ne 'La trama della vita' spiega che lo facciamo da mezzo secolo, eppure capire questa branca della ricerca biomedica non è facile. Si tratta di un cambio di paradigma, “paragonabile solo alla scoperta dei vaccini o degli antibiotici”. Ma i costi di questi strumenti, finora testati su un campione di circa cinquanta malattie, sono elevati
“Quando arriveremo realmente a curare i pazienti con le cellule staminali?”. Per rispondere a questa domanda Giulio Cossu ha scritto 'La trama della vita', in cui spiega che le staminali sono in realtà utilizzate nella clinica già da mezzo secolo e ad oggi hanno “salvato circa un milione di vite umane”. La domanda è quindi indice di quanto sia vaga e confusa la conoscenza del pubblico sulla medicina rigenerativa, il Dna, la genetica e la ricerca scientifica in generale. Cossu parte dalla distinzione tra la medicina “ex adiuvantibus”, secondo cui il paziente sta meglio quando scompaiono i sintomi del male, e l'“evidence-based medicine”, che prende in considerazione l'intero spettro di complessità del fenomeno indagato e che può essere ritenuta la madre della medicina rigenerativa. Questa, secondo l'autore, rappresenta un cambio di paradigma, apre una prospettiva incredibile quanto concreta, “una fase straordinaria della ricerca biomedica, paragonabile solo alla scoperta dei vaccini o degli antibiotici”: non tanto “per il numero dei pazienti guariti, finora esiguo”, ma perché per la prima volta nella storia siamo in grado di manipolare, sostituire o riparare cellule e geni. Un paziente affetto da ustione alla cornea che ha salva almeno parte di uno dei due occhi, per esempio o affetto da una malattia al fegato causata dalla mutazione di un gene, può essere trattato prelevando delle cellule malate dal paziente e correggendole. È il caso in cui si corregge una cellula e poi si propaga, senza cambiare il suo destino. Dal 2006, poi, è possibile riprogrammare tessuti adulti differenziati e riportarli allo stadio originario di cellule staminali embrionali: le cellule pluripotenti derivate dalle staminali embrionali riprogrammate, le cosiddette ES e iPSc, sono capaci di differenziarsi in tutti i tipi di cellule.
Certo, le cose non sono così semplici. L'incognita è ancora nell'esito e nell'efficacia con cui si riesce a riprogrammare: la riprogrammazione delle cellule embrionali o precursori è insomma una sfida: da un lato ci sono il rapido progresso, le speranze e le attese; dall'altro, aspetti che ancora non padroneggiamo perfettamente. Basti pensare – ricorda Cossu - che il 99,99% delle cellule iniettate endovena rimane intrappolato nei polmoni, dove in brevissimo tempo viene attaccato dai macrofagi. Inoltre esistono due tecniche, talvolta combinate tra loro: nella terapia cellulare il farmaco tradizionale viene sostituito da cellule, nella terapia genica da uno specifico gene e dalla proteina che esso produce. Se la prima tecnica rientra appieno nella cosiddetta medicina personalizzata, con la seconda si aprono prospettive utili a tutti i soggetti che presentano la medesima mutazione genetica. I punti critici sono la lentezza e complessità nello sviluppo delle terapie e il rischio che la medicina rigenerativa diventi preda di una concorrenza commerciale spregiudicata (la rivista medica Lancet ha lanciato persino l'idea di un registro che individui cliniche sicure e affidabili, “una sorta di TripAdvisor”). Un po' come tutta la medicina personalizzata, infatti, la medicina rigenerativa rappresenta un potenziale risparmio per il sistema sanitario, poiché elimina costi di assistenza e cure palliative, ma comporta costi della ricerca molto elevati. Non a caso, numerosi competitor stanno investendo sulla cosiddetta “cellula donatrice universale”, anch'essa però una prospettiva a doppio taglio: se infatti “una cellula che è in grado di eludere il sistema immunitario dovesse diventare tumorale, come sarà possibile arrestarla o debellarla?”. Le avvertenze e la cautela sono insomma opportune, anche senza richiamare precedenti che sono stati oggetto di violente controversie e oggetto dell'attenzione dell'autorità giudiziaria come il sedicente protocollo Stamina di Davide Vannoni.
Infine: riparare organi e tessuti logorati dagli anni significa anche poter ringiovanire, non invecchiare? Si tratta di una “ipotesi scientifica o fantasia mediatica?”. Al di là degli aspetti etici, l'autore sostiene che la medicina rigenerativa “non diventerà la panacea di tutti i mali”, per esempio appare impotente contro il diabete, le malattie cardiovascolari, i tumori e le malattie infettive. Finora le terapie sono state testate “come possibile rimedio clinico su un campione di circa cinquanta malattie”, sulle diverse migliaia che potrebbero essere trattate, e “allo stato attuale, solo cinque o sei sono state contrastate con successo”. Serviranno ancora decenni di studio, insomma. E in nessun caso arriveremo “a costruire a tavolino figli perfetti, tutti alti, biondi e intelligenti. In generale questi caratteri sono determinati da molti geni diversi e da un insieme probabilistico e non controllabile”.
“Quando leggeremo in un ospedale: Reparto di medicina rigenerativa?”, si chiede l'autore in conclusione. Non lo sappiamo, al momento non abbiamo una risposta certa proprio per le molte incertezze che il saggio evidenzia correttamente. Ma da molto tempo abbiamo compreso i principi basilari di questa disciplina: già nell'Ottocento Giulio Bizzozero osservava che le cellule della nostra epidermide muoiono, trasformandosi in cheratina, per lasciare il posto a nuove cellule.
titolo: La trama della vita
categoria: Saggi
autore/i: Cossu Giulio
editore: Marsilio
pagine: 305
prezzo: € 18.00