Lo scrittore di massa non piace alla critica
di Marco Ferrazzoli“Dieci nel novecento” di Bruno Pischedda analizza il “best-seller”, il libro di successo popolare e commerciale verso cui si è spesso assunto “un atteggiamento borioso”, con un'analisi severa ma onesta di dieci romanzi e autori italiani. La compagine letteraria parte da Annie Vivanti, prosegue con Liala, Pitigrilli, Guareschi, Brunella Gasperini, Scerbanenco, Camilleri, Oriana Fallaci, Benni. Un arco stilistico quanto mai aperto
“Dieci nel Novecento” di Bruno Pischedda analizza la figura dello “scrittore di successo” che “ha saputo far coincidere il suo pubblico ipotetico con un pubblico reale”, per dirla con Vittorio Spinazzola. Nella letteratura usualmente definita di consumo e per la quale l'autore preferisce la definizione “di massa”, rispetto alla quale il romanzo “di intrattenimento”, il “best-seller” e il “racconto di genere” costituiscono sottoinsiemi: una produzione verso cui “la critica professionale” ha assunto “un atteggiamento di sufficienza, borioso” e “prese di partito drastiche”, stabilendo così un dualismo tra il “canone dell'esoterismo prestigioso” ed estetico e quello “della leggibilità” e dell'efficacia. Tuttavia molte cose sono cambiate da qualche decennio, dice Pischedda, e il “sistema letterario italiano ha ormai assunto una veste compiutamene borghese”.
In questa mutata situazione, il saggio affronta il tema attraverso dieci romanzi ai quali dedica un'analisi severa ma onesta: “non sono situabili ai vertici della produzione italiana novecentesca: non ottengono risultati tali da proiettarli in un cielo di valori approvati e duraturi”, però sono “dieci casi di buon successo letterario talora di strabiliante successo e perciò da sottoporre” a “un esame puntiglioso che insieme con le insufficienze manifeste di trama, di drammaturgia personaggistica o di stile ne illustri anche le caratteristiche singolarmente propulsive”.
La compagine letteraria analizzata parte da Annie Vivanti, del quale Carducci fu “primo e più autorevole promotore”, prosegue con il “fenomeno” Liala, con Pitigrilli alias Dino Segre, “ebreo confidente della polizia segreta fascista”, con Giovannino Guareschi che “all'appuntamento elettorale del 18 aprile” con “sollecitudine militante manda in libreria «Mondo piccolo»”. Poi Brunella Gasperini che unisce il “lirismo melodrammatico” a “una sempre godibile verve ironica”, Scerbanenco, Camilleri con la saga di Montalbano, “uno tra i fenomeni letterari più cospicui del secolo da confrontare solo con i successi plurimi conseguiti da Guareschi”, Oriana Fallaci, chiudendo con Benni, del quale si citano come epigoni Pier Vittorio Tondelli, Aldo Nove, Tiziano Scarpa, Niccolò Ammaniti.
Quali i connotati comuni tra i dieci? Tra gli elementi ricorrenti l'autore evidenzia: remunerazione economica, nomea immediata, interscambio con i circuiti mediatici quali cinema, tv, fumetto, web, la replicabilità seriale, una “apertura democratica nei confronti delle maggioranze leggenti”. Ammettendo che l'arco delle possibili inclinazioni stilistiche è quanto mai aperto - racconto umoristico, poliziesco, thriller violento, libertinismo piccolo borghese - così come quello dei modelli di riferimento, che va dai romanzi francesi al fiabesco anglosassone. La selezione è insomma ineludibilmente soggettiva, tanto da escludere “Il nome della rosa”, la saga di “Fantozzi”, Piero Chiara, Andrea Vitali, solo per fare alcuni nomi.
Ci muoviamo del resto in un terreno scivoloso, soprattutto per la letteratura italiana del Novecento, viziato da snobismi qualitativi, da pregiudizi contro certi stilemi e schematismi, da una manichea avversione ai dettami del marketing (cfr. il Faccia a faccia con Gianarturo Ferrari in questo numero dell'Almanacco), ma anche da quella speculare di chi pretende di attribuire tali critiche alla frustrazione degli intellettuali blasonati ma ignorati dal pubblico.
A margine, ci permettiamo di suggerire agli appassionati di critica e storia della letteratura anche: Violet Moller, “La mappa dei libri perduti” (Mondadori), Raffaello Palumbo Mosca; “La realtà rappresentata” (Quodlibet), Giacomo Papi et al; “Incipit. 2001 modi per iniziare un romanzo” (Skira), che ripercorre le orme del celeberrimo “Incipit. 757 inizi facili e meno facili. Un libro di quiz e di lettura” di Fruttero e Lucentini (Mondadori). Cosa sarebbero, o sarebbero stati, senza i loro formidabili inizi, capolavori come "Don Chisciotte", "Odissea", "Iliade", "La metamorfosi" di Kafka, si chiedeva di recente, giustamente, Alberto Manguel su Repubblica.
titolo: Dieci nel Novecento
categoria: Narrativa
autore/i: Pischedda Bruno
editore: Carocci
pagine: 267
prezzo: € 24.00