Focus: Sonno e sogno

Chi dorme non fa business

Heinrich Füssli, L'incubo (1781)
di Gaetano Massimo Macrì

La parola "sonno" attraversa culture e secoli, veicolata anche da molteplici metafore: dimensione poetica, luogo di analisi e interpretazione dell’inconscio, legato alla fisiologia e alle funzioni del corpo. Cristina Marras, dell'Istituto del lessico intellettuale europeo e storia delle idee del Cnr, ci aiuta a fornire un quadro dell’uso di questo termine 

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Il sonno è presente nel linguaggio a partire dai miti antichi, in cui è radicata la sua immagine archetipica e studiare le sue metafore significa comprendere quanto, dietro a tradizioni e terminologie comuni e consolidate, si nascondano significati profondi. Nella cultura occidentale questo termine è centrale, una continua fonte di ispirazione. La conoscenza, ad esempio, viene spesso ricondotta dell’alternarsi sonno-veglia: conosco solo quello che vedo. Un ragionamento semplice, che ha generato il binomio metaforico luce-buio/conoscenza-ignoranza, un modello concettuale che la scienza oggi sembra rimettere in discussione. Cristina Marras, ricercatrice dell’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia delle idee (Cnr-Iliesi) tenuto una lezione dal titolo "Le metafore del sonno e il sonno come metafora", nel corso di un ciclo di seminari organizzato dal Dipartimento di scienze umane Patrimonio culturale del Consiglio nazionale delle ricerche. 

"La metafora è parte essenziale del linguaggio e del pensiero. È restrittivo relegarla a campi quali poesia e letteratura”, chiarisce Marras. “La metafora è il risultato di un'interazione tra una parola o un enunciato con un’altra parola o un altro enunciato: crea nuovi contesti di significato, piuttosto che esprimere o mostrare significati e somiglianze che già esistono permettendo un incremento conoscitivo. La metafora è, allo stesso tempo oggetto e strumento di indagine”.  

Come tutto ciò che riguarda il linguaggio, anche le metafore del sonno, per essere comprese, devono essere contestualizzate. Se prendiamo il contesto filosofico, per cui assumiamo l’affermazione "sonno come buio, ignoranza" possiamo fare riferimento a una lunga tradizione di studi e autori. Fuori da questa tradizione, esistono altre linee di ricerca e di pensiero, come le indagini scientifiche sul sonno, da cui emergono anche nuovi usi metaforici. “Il pensiero moderno collega strettamente il sonno al buio, al non vedere, dunque al problema del conoscere. Come diceva Descartes, ‘Quando un uomo dorme, alle azioni degli oggetti esterni viene impedito di passare fino al cervello’. Nel corso dei secoli la scienza ha studiato il sonno, lo ha compreso e collegato ai centri nervosi. Lo ha oggettivizzato. Da qui siamo passati a una dimensione socio-politica, strettamente legata a quella medica. Di 'governo'. Si spiegano così le metafore ‘Il sonno della ragione genera mostri’ di Kant o l’estremismo marxista secondo cui il sonno è la metafora della sottomissione del proletariato”, continua la ricercatrice.

Dal tardo ‘800, i tempi della giornata si organizzano in blocchi. Ci si rende conto che avere più tempo libero per il consumo è economicamente preferibile all’occupare quello stesso tempo per lavorare. Siamo al governo del tempo libero, oltre che del sonno che va  dominato. Illustrano questa situazione metafore quali combattere il sonno, resistere al sonno. Oppure "abbandonarsi al sonno". Il sonno si misura, si parla di "fasi". 

Diviene un dato oggettivo, fino a legarsi alla produttività, Si pensi alle cause legali per risarcimento danni da sonno "perso".  “Il governo del sonno non investe soltanto la sfera produttiva dell’individuo ma anche quella affettiva e sessuale, prestandosi a dinamiche di potere che investono il corpo e quindi la totalità della persona. Inoltre, gli studi scientifici hanno portato a comprendere alcuni aspetti, prima inesplorati, permettendoci di capire come il sonno sia una risorsa distribuita tra gli animali e attraverso le classi sociali in maniera diversa (dai ragni agli uccelli migratori, agli elefanti...). Gli afroamericani dormono mediamente un’ora in meno dei bianchi caucasici e le donne dormono meno degli uomini, anche se diversi esperti ritengono che avrebbero bisogno di dormire circa 20 minuti in più per notte”, sottolinea Marras. 

Negli ultimi tempi, assistiamo a un’economia concentrata sui livelli di attenzione, per cui la crescita e il successo di un prodotto si misura sulla base delle sue visualizzazioni. Si pensi alle serie tv sulle piattaforme di streaming. Attirare l’attenzione anche nella fase di riposo è lo scopo degli stak holder del settore. Nella nuova cultura del lavoro, non più basata sulla tradizionale scansione del tempo, per il sonno non sembra esserci spazio. A supporto di queste teorie il pensiero di persone di successo come Elon Musk: “Nessuno ha mai cambiato il mondo lavorando 40 ore a settimana”. Una rivisitazione del vecchio: "chi dorme non piglia pesci".  “Il sonno diventa, così, anche concetto attraverso il quale riaffermare spazi e tempi privati, da preservare e difendere dalle insidie del modello di vita”, conclude Marras. 

Fonte: Cristina Marras, Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia delle idee, email: cristina.marras@cnr.it

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