Focus: Centenario Cnr

I limiti planetari e la ricerca scientifica

Industria
di Fabio Trincardi

Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente del Cnr, esamina il grave stato di salute in cui versa il nostro Pianeta a causa dell’impatto che l’uomo esercita sui suoi ecosistemi con le proprie attività. Si rende necessario cambiare  modello di sviluppo  

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Non superare i limiti: non si tratta di “salvare il Pianeta”, si tratta di noi umani, del nostro futuro; superati i limiti planetari, la nostra complessa società non avrebbe futuro e la nostra stessa specie sarebbe in grande difficoltà. Stiamo superando i “limiti della crescita”, definiti inizialmente dal Club di Roma nel “libro-Cassandra” del 1972 e ridefiniti oggi come i nove “limiti planetari” dal Resilience Centre di Stoccolma. Abbiamo ancora una possibilità, in questo momento, ancora un piccolo margine di manovra per porre rimedio all’impatto degli ultimi 70 anni (la Grande Accelerazione) e avere un futuro. Per capire cosa fare come società nel suo insieme, e quale ricerca fare come scienziati e tecnologi, dobbiamo capire dove siamo e come ci siamo arrivati. Dobbiamo comprendere cosa sia la Grande Accelerazione.

Provate a prendere una bici da camera e iniziate a pedalare col rapporto più facile; le gambe si muovono “sciolte” come quelle di un ballerino di swing, quasi non ci fosse sforzo; raddoppiate la durezza del rapporto e iniziate a sentire una leggera fatica anche se il movimento è ancora piacevole e tonificante; raddoppiate ancora, il respiro si fa pesante, dovete “impegnarvi”, soprattutto se volete mantenere la stessa velocità; raddoppiate ancora e dovete probabilmente alzarvi in piedi e al successivo raddoppio il battito cardiaco sarà fuori controllo, proverete forse a spingere ancora sui pedali in una salita virtuale sempre più ripida e alla fine vi accascerete sul divano più vicino. La Grande Accelerazione ha fatto questo, prendendo l’energia per “pedalare” dai combustibili fossili e il “cibo per i muscoli” da tutto il “capitale naturale” a disposizione. Per questo la biodiversità è al collasso e il nostro clima sta cambiando. 

Inquinamento da auto

Nel corso degli ultimi 100mila anni la Terra ha attraversato l’ultima Era Glaciale, dalla quale è uscita poco più di 10mila anni fa, entrando nell’Olocene. Nell’Era Glaciale non solo il clima era in media molto più freddo, c’erano calotte di ghiaccio alte oltre 3 km in tutto il Nord America, in Scandinavia e nel Mare di Barents, ma il clima era anche instabile: la temperatura globale compiva oscillazioni di molti gradi di temperatura a volte in pochi decenni. L’uomo moderno era comparso da poco e nella glaciazione aveva una vita nomade difficilissima. Quando la temperatura media della Terra si stabilizzò, 10mila anni fa, ebbe inizio il periodo interglaciale, non solo 5 o 6 gradi più caldo che il precedente glaciale, ma anche eccezionalmente stabile. Nell’Olocene la temperatura media del Pianeta è rimasta di 14.5° variando solo di mezzo grado in più o in meno, e questo ha reso il mondo ciò che conosciamo, un mondo stabile e, tutto sommato, predicibile, con un livello del mare sostanzialmente stabile negli ultimi 5.000 anni.

La nostra evoluzione culturale, l’agricoltura, la pastorizia, la scrittura, le città dipendono tutte da questo stato di stabilità climatica fin dagli albori della civilizzazione. Molti scienziati dicono che ci stiamo lasciando alle spalle questo periodo di stabilità e che se la temperatura media del Pianeta supererà l’aumento di 1.5° il riscaldamento diverrà irreversibile, i ghiacciai scompariranno, il livello globale dei mari salirà di metri in pochi secoli e di decine di metri in pochi millenni inghiottendo tutte le mega-città costiere che stiamo ancora costruendo alla velocità di una Manhattan alla settimana. La crescita esponenziale dell’influenza dell’uomo sul Pianeta ha raggiunto un livello tale da definire una nostra era geologica: l’Antropocene. Nell’arco di una sola vita abbiamo riscaldato la Terra di oltre un grado: in un lasso di tempo di appena 70 anni siamo riusciti a spingerci fuori da quello stato di stabilità in cui il mondo si trovava da molte migliaia di anni. Contemporaneamente abbiamo ridotto la capacità di resilienza della Terra, cioè l’insieme di “strumenti” attraverso i quali gli ecosistemi rispondono alle perturbazioni e le componenti del sistema climatico interagiscono per mantenerne la stabilità.

Dall’inizio della rivoluzione industriale a oggi abbiamo immesso 2.400 miliardi di tonnellate di CO2 in atmosfera. Si calcola che per non superare 1,5° ne possiamo emettere ancora “soltanto” 300 miliardi in totale, mentre ora ne stiamo emettendo 40 miliardi ogni anno, significa che possiamo fare così ancora solo per 7 anni, assumendo irrealisticamente che all’ottavo anno dovremmo passare da 40 miliardi a zero, cosa impossibile. Dobbiamo eliminare rapidamente i combustibili fossili fino ad azzerarli in trent’anni e bloccare la distruzione di biodiversità da subito, cambiando modello di sviluppo e fermando la distruzione degli ecosistemi.

Fonte: Fabio Trincardi, Dipartimento scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente, e-mail: direttore.dta@cnr.it